
Filippo Spadi durante la campagna di scavo nelle fosse di Kirov
Firenze, 1 luglio 2019 - Grazie a lui e alla sua associazione le famiglie che hanno avuto un congiunto disperso in Russia hanno ritrovato la speranza. Filippo Spadi, 45 anni, originario di Grassina, non è soltanto vicepresidente di Gotica Toscana Onlus che gestiste il Museo Gotica (Mugot) di Ponzalla, ma insieme ad altre associazioni del bolognese, parmensi e mantovane, è una delle anime del Napv, North Apennines Po Valley Park. Insieme ad altri appassionati è un difensore della memoria e un conoscitore di residuati bellici, ancora capaci di provocare lutti 75 anni dopo il loro impiego su vasta scala lungo il fronte che separa la Toscana dall’Emilia. L’attività di Filippo e dei soci di Gotica Toscana, però, è mirata soprattutto a ridare dignità ai caduti, rimasti sepolti nei boschi o in una fossa anonima, e a dare un nome ai resti di soldati dispersi, italiani, tedeschi, alleati, ormai non più nemici. Gli esempi sono tanti, non solo lungo la linea Gotica, ma anche in altri teatri di guerra, come El Alamein dove Gotica è stata protagonista qualche anno fa, e nell’ex Unione Sovietica. A Kirov, infatti, grazie agli archivi russi e alla capacità investigativa dei ricercatori, sono state trovate tre fosse comuni nelle quali sono stati recuperati i resti di 1600 soldati, almeno 700 dei quali italiani, prigionieri dell’Armata Rossa e non più tornati. E’ un passato che non passa: quasi 80 anni dopo l’immane tragedia dell’Armir, annientata sul fronte russo, questo gruppo di associazioni che hanno dato vita all’Irt, Italian recovery team, composto anche da mugellani e fiorentini doc, continua a ottenere risultati eccezionali nell’identificare salme di caduti di cui non si è saputo più nulla, travolti da un esercito ben armato e abituato a combattere a temperature glaciali. Solo le divisioni alpine, nell’inverno ’42-’43, erano equipaggiate un minimo per resistere, ma le divisioni di fanteria, come la “Vicenza” o la “Pasubio”, avevano abbigliamento e dotazioni buone per una rivista in piazza d’armi e non per combattere a 40 sotto zero. Grazie a Irt, in stretta collaborazione con Onorcaduti, è stato possibile giungere all’identificazione dei resti di alcuni caduti italiani, sia “ignoti” (il numero è da definire con certezza, tra i 7 ed i 10) ma anche 2 “noti”. E così il Commissariato generale per le onoranze ai caduti ha potuto aggiornare i suoi elenchi. «Grazie al rinvenimento dei capi di vestiario e di brandelli di uniformi di foggia italiana (come stivali o scarponi, che meglio hanno resistito all’azione del tempo), dei segni distintivi dei reparti di appartenenza o di oggetti personali reperiti a ridosso dei resti, - spiega Filippo Spadi, che è anche uno degli organizzatori della Colonna della Libertà, che ha ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica - è stato possibile individuare la nazionalità delle salme. Per due di esse è stato anche possibile il riconoscimento certo: si tratta di Giulio Lazzarotti da Monchio delle Corti, divisione Alpina Julia, in forza al battaglione Gemona, 8°Alpini, disperso dal 31 gennaio 1943, e di Antero Terradura da Passignano sul Trasimeno, 11° Raggruppamento Artiglieria Pesante aggregato al 4°Corpo d’Armata Alpino, disperso anche lui dal 31 gennaio 1943. Le loro famiglie non smettono di ringraziarci, anche se siamo noi a dover dire grazie per il sacrificio dei loro cari. Per gli altri purtroppo, il destino è restare ignoti in terra russa». Gli scavi risalgono all’estate scorsa e sono descritti nel volume “Le fosse di Kirov” di Manuel Noferini, giunto alla seconda ristampa, disponibile online e nella sede del Museo “Gotica Mugot” a Ponzalla di Scarperia e nelle sedi degli associati al Napv. Il ricavato della vendita servirà a finanziare ulteriori ricerche. Di recente, peraltro, i sondaggi sul suolo russo sono continuati: «Ma la continua trasformazione dei luoghi, con villaggi e strade che spariscono, mangiati dalla vegetazione e dalla natura - sospira Spadi - rendono il tutto più difficile. Comunque non ci arrenderemo». Un altro progetto a cui Gotica tiene molto è quello di raccogliere le testimonianze dei reduci: il vicepresidente della onlus è rientrato solo pochi giorni fa da un viaggio negli Stati Uniti, dove ha dato voce ai soldati che hanno partecipato alla campagna d’Italia, come Rocco Telese, 95 anni, che ha combattuto sulla linea Gotica nel 339° reggimento di fanteria dell’85ª divisione Usa. «Alla fine della guerra erano 16 milioni i soldati che rientrarono, ma adesso sono rimasti circa 300.000 molti dei quali nelle Soldier’s Home; ci lasciano al ritmo di 1.000 al giorno purtroppo. - racconta Spadi - È un patrimonio immenso di testimonianze inedite. Una grande esperienza nella America non turistica grazie all’amico Andrew Biggio orgogliosi di aiutarlo nel progetto “The Rifle”, un libro di testimonianze di 100 veterani che hanno autografato un fucile M1 Garand, che uscirà entro fine anno. Mi ritengo una persona ricca di idee, ma senza lo staff di Gotica, del Napv e di Irt tante attività non sarebbero possibili motivo per cui sono fiero di condividere con loro i nostri successi e le emozioni».