Giù le mani dall’Isolotto: "Non ci sono baby gang"

Mirko Dormentoni, presidente del Q4, respinge gli allarmi sul suo territorio "Siamo il quartiere più vivibile e con la più alta qualità urbana, grazie al verde"

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Non ci sta con l’allarme baby gang all’Isolotto, il presidente di Quartiere 4 Mirko Dormentoni (nella foto), dopo il caso dello scorso lunedì sera al parco di Villa Vogel, quando due minorenni sono stati mandati all’ospedale da otto coetanei. "Dall’indagine di “Firenze prossima” il Quartiere 4 risulta quello più vivibile e con la più alta qualità urbana, grazie agli spazi verdi: un episodio non cambia questo dato – commenta il presidente– Non generalizziamo, non esistono bande che terrorizzano la zona. Certo, è bene che le forze dell’ordine indaghino fino in fondo, che i colpevoli siano messi di fronte alle proprie responsabilità e paghino: non vogliamo trovare giustificazioni a chi ha commette violenza".

"Il disagio giovanile crescente – prosegue Dormentoni – riguarda tutto il Paese e non solo questo quartiere; in parte è legato è legato alla pandemia, in parte ai troppi pochi spazi e opportunità che mancano loro. Stiamo lavorando su questo: abbiamo arricchito il quartiere con lo skate park, i campi da basket, il centro musicale e altri luoghi per i giovani. Ma non bastano le istituzioni da sole, ci vuole una comunità educante che è fatta di famiglie, scuole, associazioni che ascoltino i bisogni e cerchino insieme di trovare un dialogo e delle opportunità per i ragazzi. Il nostro servizio di educativa di strada dagli anni ‘90 opera in questo senso ed è stato potenziato, ma è solo uno degli strumenti che la comunità educante mette in campo. Villa Vogel è uno dei parchi più belli e frequentati, sono convinto che tantissimi ragazzi, famiglie, bambini continueranno a frequentarlo senza farsi spaventare da un singolo episodio".

Per Davide Bisconti, consigliere Lega, questi episodi rappresentano "il fallimento delle politiche della sinistra: sono tanti i lanci che fanno, ma poi investono poco, quindi non funzionano. Per esempio, vogliono puntare sugli operatori di strada, ma sono troppo pochi e non lavorano la sera. Poi, con gli operatori e la scuola si può arrivare fino a un certo punto, ma per i casi più gravi è necessario il controllo del territorio da parte della pubblica sicurezza. Il problema vero però è che c’è una cattiva organizzazione e pochi investimenti nei servizi sociali: chi deve seguire le famiglie in difficoltà non lo fa abbastanza. Chi nasce e cresce in un contesto sociale disagiato, è difficile che possa comportarsi bene e ci sono dei casi critici nel quartiere, spesso nelle case popolari. Occorre dare opportunità a chi non ne ha, perché anche chi cresce in una casa popolare un domani possa uscire socialmente inserito, magari laureato".

"Il Comune deve prevenire le marginalità – conclude Bisconti – , prima che curarle. Tradurre il proprio sito in più lingue, sarebbe un passovanti. Inoltre, istituire il vigile e il maggiordomo di quartiere per avere figure che possano veicolare queste persone verso le istituzioni. Infine mancano le attività extrascolastiche, perché i finanziamenti sono meno per tutti. Chi insegna a questi ragazzi come essere gli uomini di domani? Il problema va affrontato dalle origini".

Carlo Casini

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