di Francesco Ingardia
"Le primarie sono un percorso molto complicato e mai applicato. Non penso si possa partire dalle Regionali. E poi non è all’ordine del giorno del centrodestra". Più crepe che scricchiolii. Il passo successivo sarebbe quello di una frattura. Un punto di non ritorno che il centrodestra guarda coi dovuti scongiuri, perché la coalizione se vuole tentare il ribaltone in Regione sà bene che, ancor prima di allargarsi al civismo moderato, per battere Pd e soci non può permettersi di dividere il fronte elettorale. Eppure sono giorni di fibrillazioni ripetute, fughe in avanti sgradite e botta e risposta che certificano un elevato coefficiente di litigiosità tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
La riprova? La chiusura totale di Fratelli d’Italia con il neo numero due toscano Dietro Petrucci al baluardo delle primarie strenuamente difeso dal coordinatore regionale di Forza Italia Marco Stella. Il rimando di Petrucci è netto oltre che pesante: non è nella cultura del centrodestra aprirsi a un tale strumento, niente da fare. "Lasciamole al Pd", il mormorio d’area. Che peraltro, anche da quelle parti, non sembrano andar più tanto di moda.
Il braccio di ferro resta però di merito e di metodo. I meloniani fan di tutto per giocare d’anticipo, imporsi come il baricentro del drago a tre teste in chiave anti-Giani. Dalla loro hanno i numeri, i sondaggi, il vertice del governo nazionale. E da tempo ormai il cavallo vincente prescelto è quello del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi. Ora, fresco fresco di nomina a coordinatore toscano (con Diego Petrucci vice) al posto di Rossi, su diktat della premier Giorgia Meloni. Una blindatura di partito - come anticipato da La Nazione a inizio settimana - ulteriore per il candidato in pectore alle prossime regionali in chiave anti-civica. Sia chiaro, "non l’ho chiesto io", e le "primarie non è la cosa ci accomuna", le specifiche di Tomasi al CorSera.
Ma con Forza Italia è in atto un dialogo tra sordi. Il numero uno Marco Stella proprio non vuol rinunciare allo strumento delle primarie: "Dove sta scritto che sia lui il candidato? Il nome di Tomasi non è arrivato finora a nessun tavolo di discussione tra gli alleati", la stoccata messa per iscritto su questo giornale.
Respinta puntualmente al mittente da Petrucci: "Senza fare prove muscolari, FdI è partito di maggioranza relativa che ha la leadership della coalizione e si assumerà per questo la responsabilità di indicare una direzione agli alleati per poter vincere la Regione". Il sottotesto è lampante: guai a "imporre scelte", ma per Petrucci FdI ha "il diritto e il dovere di tracciare la rotta, compreso chi possa essere il candidato presidente".
Fiammate che hanno scatenato reazioni scomposte. Tanto nel Carroccio quanto tra i berlusconiani. Prima col segretario regionale della Lega Baroncini, seppur con un velo di diplomazia: "Nessun veto particolare - su Tomasi, ndr -. La nostra è una considerazione di metodo. Non è ancora il momento dei nomi. Semmai dei progetti, dei temi e della strategia. Per essere alleati si deve partire da questo. Dopo sarà scelta la persona, anche in base ad accordi politici o con lo strumento delle primarie: non sempre viene indicata dal partito che sulla carta ha più voti". La tensione sale in serata, con la replica piccata di Stella a Petrucci che "chiude all’ipotesi delle primarie" solo perché "non si sono mai fatte". Per il leader dei forzisti "non è una motivazione" accettabile: "Tra l’altro - persevera Stella -, queste dichiarazioni arrivano a poche ore da quelle del neo segretario FdI Tomasi, che si era detto a favore. Qual è, delle due, la posizione ufficiale? Vorremmo capire a questo punto quale sarà il metodo e il percorso che porti al nome giusto per rappresentare tutta la coalizione di centrodestra alle elezioni regionali del 2025 in Toscana".