
di Barbara Berti
"La reindustrializzazione di Gkn sarà un enorme esperimento collettivo di transizione ecologica dal basso, di ingegneria sociale, di fabbrica socialmente integrata, o non sarà affatto. Non perché l’abbiamo deciso noi, ma perché qua, ci hanno portato i fatti". Sono le parole del Collettivo di Fabbrica – Lavoratori ex Gkn di Campi all’indomani del tavolo tecnico in Regione dove, nell’ambito dello scouting pubblico, si è aperta l’ipotesi di reindustrializzazione della fabbrica con la produzione di pannelli fotovoltaici di nuova generazione. Un progetto portato sul tavolo dagli stessi operai grazie al lavoro, in autonomia, del Collettivo di fabbrica e del Comitato tecnico scientifico solidale che hanno presentato una mappa di opportunità industriali. E tra queste, appunto, la proposta fattivamente più avanzata è quella relativa al fotovoltaico. Al momento "si è aperta una fase di verifica tecnica, funzionale a vagliarne la fattibilità e all’individuazione di eventuali misure pubbliche a supporto" come fa sapere la Regione che comunque si dovrà confrontare con l’attuale proprietà, Qf. Tra operai e azienda il clima resta teso.
"Terzo mese senza stipendio pieno e illegittimamente non pagato. Considerando il premio fisso di ottobre e la tredicesima, mancano quasi 5 mensilità. Oltre a tutto il pregresso sull’anno 2022" ricordano i lavoratori che hanno scelto di agire anche per vie legali, tanto che nei giorni scorsi il tribunale del lavoro di Firenze ha accolto i primi tre ricorsi riguardo al mancato pagamento dello stipendio di ottobre. Ma dopo 18 mesi di lotta, lo stallo della vertenza e l’assenza di un’entrata sicura a fine mese, cominciano a pesare. "La linea di credito messa a disposizione da Banca Etica (150.000 euro) e la cassa di mutuo soccorso generata grazie anche alle donazioni prova a tenerci a galla. La nostra azione di recupero degli stipendi proseguirà. Ma siamo ovviamente sempre più sotto la linea di galleggiamento, con una inflazione che galoppa all’11%" dice il Collettivo di Fabbrica ammettendo che "alcuni cedono e lasciano". Il Collettivo ancora regge. "Noi dopo 18 mesi, avremmo anche diritto alla sconfitta e alla ritirata. Non avremmo molto da rimproverarci" dice ricordando che se alzasse bandiera bianca "chi ne uscirebbe sconfitto non sarebbe il singolo Collettivo di fabbrica, ma l’intera possibilità di costruirci una via per contrastare delocalizzazioni e licenziamenti. Per questo, raccogliamo le forze e continuiamo".