Biancastella
Antonino
lora Wiechmann Savioli, una vita dedicata all’arte e al marito Leonardo" titolava la comunicazione di un convegno organizzato nel 2008. Quella di Flora Wiechmann col suo compagno di vita, il grande architetto e pittore Leonardo Savioli, fu, infatti, un grande amore e lui scrisse che Flora era stata la cosa più bella della sua vita. Era nata a Firenze nel 1917 da genitori di origine tedesca e, come racconterà in seguito, la sua scuola fu sua madre con la sua creatività e il suo amore; a Flora piaceva molto leggere ma anche creare piccoli oggetti, vestiti con la carta di giornale e cappellini con la carta crespa. L’incontro con Leonardo avviene nel 1949 e nel 1950 lo sposa. "Con lui ho scoperto il mondo", scriverà, e mentre il grande architetto seguirà la sua prestigiosa carriera, lei intraprende autonomamente la sua, seguendo quella vocazione artistica che le si era manifestata da bambina: progetta e realizza quelli che sono stati definiti "l’esempio più straordinario di gioielli d’autore ". Non le interessa che il materiale sia prezioso, anzi predilige quelli poveri – ferro, ottone, cristalli grezzi, argento –, perché la bellezza del gioiello è per lei nell’equilibrio tra forma, peso e colore. Insieme ai gioielli crea anche abiti orientaleggianti, composizioni di materiali naturali o artificiali e ciò che le suggeriva la sua fantasia accompagnata da una manualità straordinaria. Dal 1968 si dedica alla grafica e alla pittura; emblematica testimonianza di profonda vicinanza al suo compagno saranno "I Grembiuli", una serie di dipinti astratti realizzati con pennellate di colore su tela e collage, chiamati così perché ispirati agli stracci su cui Savioli puliva i pennelli alla fine del lavoro. Questa artista "geniale", questa grande donna ha avuto anche il merito di aver donato non solo le sue opere, ma anche quelle di suo marito ai Musei fiorentini e lo Studio Savioli, con le opere d’arte e la ricca biblioteca, alla Regione Toscana. Flora muore nel 2011, lasciando i suoi scritti e tutto l’archivio familiare all’Archivio di Stato di Firenze.