Due grandi partiture per un successo

di Giuseppe Rossi

Al Teatro del Maggio serata di grandi emozioni e reazioni entusiastiche del pubblico per il secondo concerto proposto da Zubin Mehta in questo 84° festival. In programma due capolavori dell’ultima stagione romantica, Also sprach Zarathustra di Strauss e la Prima di Mahler, che sono da sempre cavalli di battaglia del grande direttore, fin dal lontano debutto di sessant’anni fa. Le due partiture sono cronologicamente vicine - il poema sinfonico di Strauss ebbe la prima esecuzione nel 1896 come la versione definitiva della Sinfonia di Mahler – ma in realtà presentano caratteri espressivi opposti legati alle personalità dei rispettivi autori e una concezione del virtuosismo orchestrale che non potrebbe essere più diversa.

Peculiarità che Zubin Mehta sa oggi illustrare come pochi altri imprimendo al lavoro nietzschiano di Strauss, fin dal celebre attacco, uno sbalzo massiccio e monumentale contraddistinto da impasti timbrici e per contro a quello di Mahler una trasparenza atta a illustrare il complesso intreccio della polifonia strumentale. In entrambe le esecuzioni colpisce la capacità di esaltare un’effusione di canto che tutto investe di immediato calore dipanando con naturalezza espositiva anche le pagine più convulse e intricate. I lavori alla sala grande, con il sipario tagliafuoco calato dietro il palco, hanno impedito la realizzazione in lontananza dei passi fuori scena previsti da Mahler senza peraltro compromettere l’effetto dell’impressionante drammaturgia sonora. L’Orchestra del Maggio ha contribuito alla resa delle due difficilissime partiture con pregevoli uscite solistiche fra i fiati e una bella compattezza degli archi capeggiati dall’ eccellente primo violino Salvatore Quaranta.

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