Esclusivo. Il dramma di una madre: "Così ho capito che mio figlio adolescente si drogava"

"Attenzione alla libertà, ai ragazzi serve una guida. I figli devono essere seguiti e controllati"

Eroina

Eroina

Firenze, 11 aprile 2019 - Come avete scoperto che vostro figlio si drogava? «Quando aveva 15 anni gli abbiamo cominciato a trovare nelle tasche dei jeans, ma anche in camera, residui d’erba, frammenti scuri... Ma noi non sapevamo cosa fossero. Non eravamo attrezzati. In realtà, solo dopo un lungo e doloroso percorso di consapevolezza, abbiamo capito che Andrea era sprofondato in un abisso all’età di 12 anni».

Senza armi per combattere una delle battaglie più diffcili: liberare un figlio adolescente dal demone dell’eroina. Ci sono passati in tanti, da quelle rovine, fino agli anni Novanta. E ora, ci risiamo. Eppure quando Christiane F. raccontava delle anime perdute fra i ragazzi dello Zoo di Berlino, loro erano già adolescenti. Ma da quegli sperdimenti e drammi di esistenze sembra che questi genitori non abbiano imparato. I ragazzi del viale dei Bambini di Villa Vogel, all’Isolotto, non sono quelli di Berlino. Altre storie, altre vite, altri tempi. Un unico minimo comun denominatore: l’eroina. Oggi come allora, oggi peggio di allora. Perché al consumo della sostanza si avvicinano sempre più giovani, con una maggiore leggerezza: cominciano a fumarla, senza pensare che quella sostanza li renderà schiavi.

Che cosa avete fatto dopo aver trovato i frammenti di hashish? «Forse inizialmente abbiamo sottovalutato la cosa, pensando che fosse un periodo...».

Cioè avete pensato che fosse normale, che uno spinello lo fumano tutti a quell’età? «Un po’ sì, ma fondamentalmente ce lo raccontavamo perché non volevamo accettare quello che stava accadendo e che solo dopo abbiamo cominciato a combattere con tutte le armi: un calvario».

Non avevate notato comportamenti strani, cambiamenti nell’umore? «Sì... Al momento del passaggio dalla terza media alla prima superiore, nostro figlio è cambiato completamente. Da bambino modello, che rispettava le regole e faceva mille attività, ci siamo ritrovati a fronteggiare un adolescente che non voleva andare a scuola e che quando ci andava era indisciplinato. Poi aveva perso interesse per ogni cosa».

Ha lasciato le sue attività? «Ci ha detto che non aveva più voglia di studiare il sassofono, di giocare a basket... Fra noi genitori non ci siamo neppure trovati d’accordo se fosse il caso di insistere o di lasciarlo decidere liberamente».

Ma non avete chiesto aiuto? «Da quando aveva manifestato questo disinteresse generale lo abbiamo fatto seguire da una psicoterapeuta: è stata lei a scoprire tutto e a convincerlo a parlare con noi».

Quando vi ha detto che era dipendente dall’eroina? «Aveva 18 anni: dall’età di 12 aveva iniziato a fumare e poi aveva sperimentato ogni tipo di droga. Messo alle strette dalle nostre domande. Gli chiedevamo continuamente perché rientrava a casa tardi, perché non andava a scuola, chi frequentava... Alla fine ha raccontato... E abbiamo capito perché la casa fosse piena di stagnole».

Com’è stato? «Un cazzotto in faccia. Il terrore che da quella spirale non potesse più uscire, che fosse condannato. Per noi la percezione di un fallimento totale, come genitori, come persone. Sono emersi i sensi di colpa».

Lui dove andava? «Frequentava Villa Vogel, i circoli di via Maccari e San Bartolo a Cintoia. La droga andavano a prenderla a Prato».

E i soldi chi glieli dava? «Noi. Con la paghetta. L’eroina costa poco, se la procurano a cinque euro. Da casa poi sono spariti soldi e gioielli».

Qual è stata la prima mossa che avete fatto? «Non conoscevamo i servizi dell’Asl, quindi non ci fidavamo, sbagliando, perché alla fine quella è risultata essere la sua e la nostra salvezza. Ma, intanto, dopo la scoperta avevamo riempito la casa di telecamere per controllare la porta d’ingresso e la sua camera. Siamo entrati nei profili social, prendedogli le password, per provare a capire di più... Lo abbiamo seguito, tentando di capire dove avevamo sbagliato, noi, che non abbiamo mai fumato neppure una sigaretta..»

Dopo un lungo percorso insieme al Servizio per le tossicodipendenze siete fuori dal tunnel: cosa sentite di dire ai genitori di ragazzi adolescenti? «Di stare attenti a ogni dettaglio, perché questi ragazzi sono molto intelligenti e bravissimi a mascherare, ma non si passa dal latte materno all’eroina in un giorno. Questa cosa può succedere in ogni famiglia. Noi lavoriamo in importanti istituti di credito, siamo brave persone, istruite, senza vizi, abbiamo fatto del nostro meglio per essere genitori attenti. Eppure... Il nostro consiglio è di non concedere troppe libertà perché i figli devono essere seguiti e controllati. E, nel caso si facessero scoperte non gradite, di non spaventarsi ma farsi aiutare».

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