Donne e lavoro: il 56 per cento si sente discriminata

Costrette a dimettersi dopo la maternità. La strada verso l'uguaglianza è ancora in salita

Donne al lavoro

Donne al lavoro

Firenze, 12 marzo 2019 -  Il 56% delle imprenditrici si sente discriminata sul posto di lavoro, oltre la metà per via della maternità. La parità nelle faccende domestiche resta fantascienza mentre gli asili nido o sono troppo cari o con orari non compatibili con la propria giornata di lavoro. Tradotto: sale il numero delle mamme lavoratrici che si dimettono per motivi legati alla cura della famiglia.

Lo dice lo Sportello Donna Cgil, le cui richieste di consulenza sono in aumento: nel 2016 si sono rivolte agli uffici del sindacato 42 donne, nel 2017 44 mentre nel 2018 ben 46. «Negli ultimi tre anni – spiega Valeria Cammelli, responsabile dello sportello Donna Cgil Firenze – stiamo assistendo a un incremento di donne che si rivolgono a noi per denunciare discriminazioni sul posto di lavoro, soprattutto in seguito alla maternità». Dai casi di mobbing alle pressioni psicologiche fino ai dispetti nella quotidianità: ai tavoli Cgil sono arrivati casi di impiegate che al rientro non hanno trovato più la scrivania o sono state demansionate o trasferite in altri uffici. «Si tratta di situazioni invivibili che spingono a lasciare il proprio posto» sottolinea Cammelli.

L'INDAGINE - Secondo una ricerca Cna, le donne che si sentono discriminate sul posto di lavoro superano il 50%. Dall’indagine, questa asserzione è confermata, in un panel aperto anche agli uomini, dal 50% degli intervistati(43% degli uomini, 56% delle donne) con picchi del 58% nella fascia 18/34 anni. Le motivazioni: perché le donne potrebbero avere figli (37% degli interpellati, di cui 33% uomini, 40% donne), perché sono meno affidabili (27% del totale, di cui 31% uomini, 24% donne), perché mettono il lavoro al secondo posto rispetto alla famiglia ( 19% degli intervistati, di cui 14% uomini, 23% donne) e perché dotate di una minore mentalità imprenditoriale rispetto agli uomini (9% del panel, di cui 12% uomini, 7% donne). «Le prospettive delle donne nel mondo del lavoro sono ancora lontane dall’essere eguali a quelle degli uomini - commenta Maria Benedetta Garuglieri, coordinatore di Cna Impresa Donna Firenze - Il nostro Paese non ha investito in maniera sufficiente nelle politiche sociali a favore della famiglia e non prevede una misura universalistica di sostegno ai figli. Esistono, inoltre, profonde differenze anche tra lavoratrici: il congedo di maternità obbligatorio, ad esempio, prevede un’astensione dal lavoro di cinque mesi per tutte ma la copertura completa del reddito è riservata alle sole dipendenti». 

IL FUTURO E' ROSA - Intanto da Firenze Terziario Donna di Confcommercio presenta il suo Manifesto che condensa in 18 punti i valori ai quali ispirarsi nell’economia ma non solo. Valori come la dignità, il rispetto, la bellezza, la legalità, il talento e la meritocrazia, la sostenibilità e la responsabilità di impresa, che sono di fondamentale importanza nella crescita economica e sociale delle aziende e del nostro Paese. «Il Manifesto di Terziario Donna condensa ‘best practice’ che tutti dovremmo seguire. Certo, è più facile criticare che imitare i buoni esempi, come è scritto sul portale del palazzo Bartolini-Salimbeni. Ma per crescere dobbiamo emulare chi fa bene, chi porta qualità, talento e onestà anche nel nostro sistema di mercato. Ecco il senso profondo di questo Manifesto: raccogliere il buono per generare il meglio». Lo ha detto il presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli, ospite a sorpresa alla presentazione del Manifesto del gruppo Terziario Donna di Confcommercio che rappresenta oggi oltre 250mila imprese femminili operanti nei settori del commercio, turismo, servizi, pmi, e conta circa 70 gruppi in tutta Italia. Alla presentazione, che si è tenuta nel Centro Congressi al Duomo alla presenza della presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, del prefetto di Firenze Laura Lega («Il sistema valoriale – le sue parole - espresso da questo Manifesto, in cui sono fortemente connaturati anche i temi della legalità e dell’etica, è fortemente condivisibile dal pubblico e dal privato»), della vicesindaca Cristina Giachi, del capo della rappresentanza in Italia della Commissione Europea Beatrice Covassi, dell’attivista dei diritti civili e delle donne Anna Paola Concia e del fondatore di Kanso Andrea Granelli, hanno partecipato oltre 250 persone, tra le quali molti imprenditori e imprenditrici provenienti da tutta la Toscana e gli studenti delle scuole superiori fiorentine. E’ stata la presidente di Terziario Donna Patrizia Di Dio a presentare i 18 punti del documento, «semplice - sottolinea - ma forte dei nostri valori di vita e di impresa, che dobbiamo rimettere al centro in un momento in cui l'Italia sembra aver smarrito dei punti di riferimento. Lo dedichiamo a chi spera in una società più prospera e più giusta, ai portatori sani di cambiamento, a chi desidera essere protagonista del proprio futuro».

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