Firenze, il figlio 'scrive' la sentenza di divorzio tra papà e mamma

"La mia vita è organizzata bene", ha scritto un ragazzino di 15 anni al giudice che stava decidendo sul suo affidamento

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Firenze, 8 novembre 2018 - Una settimana con il papà e una con la mamma. «La mia vita è organizzata bene così e mi trovo bene negli spostamenti», ha scritto al giudice che stava decidendo sul suo affidamento, un ragazzino di quindici anni.

Ed è stato accontentato. La scelta del tribunale civile di Firenze (giudici Prodomo, Garufi e Florio), pone fine a una burrascosa separazione di una coppia, dando peso, nella questione del tempo da passare a casa dei genitori, ai desideri di loro figlio. Dunque, piena alternanza, come per altro già stabilito da una precedenza decisione: una settimana con il babbo, e una settimana con la mamma.

Ma la sentenza del giudice fiorentino interviene anche su questioni che paiono scontate, ma non lo sono state, in questa complicata vicenda: la scelta dello sport da praticare per il figlio e pure il percorso terapeutico da seguire per risolvere alcuni problemi di salute del ragazzo. Su questi due punti, sarà il padre ad avere la facoltà di scelta.

L’avvocato Antonio Olmi, che ha rappresentato il padre nella causa assieme alla collega Monica Caioli, è soddisfatto della sentenza. «Dimostra come il Tribunale di Firenze – dichiara Olmi – abbia inteso superare quella mal practice processuale che per anni in passato, ma purtroppo spesso ancora oggi, ha favorito e favorisce necessariamente la figura materna nella cause di separazione e divorzio, anche in presenza di elementi - come nel caso di specie - che segnalano una capacità al ruolo genitoriale molto più che discutibile.

Il Tribunale di Firenze ha applicato anche in tema di disposizioni economiche la ratio del nuovo arresto legislativo in materia, elidendo anche l’obbligo contributivo in favore della ex moglie. Faremo valere questa importante sentenza in tutte le sedi necessarie per tutelare questo padre ed il minore – conclude Olmi –. In questa causa è stata data voce a chi nel processo voce non ha, ovvero il minore, il quale ha candidamente espresso quali sono le sue intenzioni, i suo desideri, le sue legittime aspettative ed è stato ascoltato in pieno dal Tribunale che ha saputo riconoscere l’importanza di questa richiesta di aiuto».

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