Dante, un recital in Santa Croce

Aldo Cazzullo e Piero Pelù il 7 giugno in prima nazionale di scena davanti alla basilica con "A riveder le stelle"

Aldo Cazzullo

Aldo Cazzullo

Firenze, 6 giugno 2021 - «Dante è il poeta che ha inventato l’Italia. Non ci ha dato soltanto una lingua: ci ha dato soprattutto un’idea di noi stessi e del nostro Paese". Dei mille volti del Sommo Poeta, ritratti in occasione di questo settecentenario, il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo ha scelto quello di "Pater patriae", toccando la coscienza, senza retorica. Da Piazza Santa Croce, simbolo delle ‘glorie italiche’, Cazzullo inizia domani alle 20,45 il tour "A riveder le stelle". Il racconto teatrale è tratto dall’omonimo libro scritto dal giornalista per Mondadori e già successo editoriale. In questo viaggio attraverso la Divina Commedia, alla coppia Dante – Virgilio si sostituirà l’inedito duo formato dallo scrittore e Piero Pelù, ‘lector Dantis’ in versione rock. L’iniziativa è promossa dal Comune di Firenze e dall’Opera di Santa Croce, con Teatro Puccini, regia di Angelo Generali, con Corvino Produzioni (Biglietti: al Teatro Verdi solo lunedì dalle 18; boxoffice e Ticketone).  

Cazzullo, chi è il ‘suo’ Dante? Lei è uno dei rari esegeti a definirlo ‘il poeta delle donne’ . "Dante è in assoluto il più grande poeta, ma anche colui che riconosce alla donna la missione della ‘salvezza”. E sono sempre le donne che custodiscono l’identità italiana, realizzata dal Sommo Poeta con la sua opera".  

Firenze esilia Dante e Dante condanna all’Inferno Firenze, ma il loro connubio è indissolubile. Che effetto le fa iniziare il percorso da Santa Croce? "Siamo nel Sancta sanctorum e questa città è la patria morale di tutti gli italiani, perché l’Italia non è nata dalla politica o dalla guerra, ma dalla cultura e dalla bellezza. In Piazza Signoria troviamo le statue di Giuditta e Oloferne, del David, del Perseo con la testa di Medusa: un monito di questa città, che non ha mai avuto paura di affermare la propria indipendenza".  

Sul palco anche Pelù, che di Firenze è cittadino per ‘nascita e costume’. "Lui è una bomba, riesce a diventare Caronte e poi ancora Ulisse, ma soprattutto un alter ego graffiante del diavolo".  

Diciamolo: non sono immaginabili insieme due persone più diverse di lei e Pelù. "Ci siamo conosciuti in treno e abbiamo subito legato. Pelù venne nel Salone dei Cinquecento quando presentai il mio libro. Mi fece una proposta: ‘Se hai bisogno di un rocker che legga Dante, io ci sono’. E in effetti lui è perfetto, con il suo spirito libero e coraggioso".  

Un assaggio dello spettacolo? "Il viaggio nell’Inferno è un continuo collegamento con l’attualità. E comunque la chiave di lettura è il sentimento, rafforzato anche dalle canzoni, con Pelù che interpreta anche brani di Bennato e Battiato, tra cui una versione bellissima di ‘Povera patria’, testo di denuncia civile".  

Siamo destinati all’Inferno oppure l’Italia ha una speranza? I mali del nostro paese sono gli stessi, oggi come allora. Guelfi e ghibellini, Capuleti e Montecchi e adesso per politica e finanza c’è sempre spazio nell’Inferno. Papa Francesco ha detto che Dante non è stato solo poeta, ma anche un profeta. E ricordiamoci che per il Sommo Poeta il papa non doveva essere sovrano assoluto ma guida spirituale".  

Quando è nato l’amore per Dante? "Da ragazzo mi aveva già affascinato, poi l’ho riscoperto da adulto. Il prossimo libro lo scriverò sul Purgatorio, dove dolore e speranza, peccato e salvezza si toccano".  

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