Uno degli elementi a mio avviso fondamentali della narrazione letteraria è il dialogo, anche eventualmente la scelta di non usarlo, facendo parlare i personaggi con il discorso indiretto. Ma personalmente trovo che l’uso del discorso diretto (virgolettato) abbia una grande forza, riuscendo a rivelarci in modo immediato l’anima di chi sta parlando. Le parole pronunciate e la reazione del personaggio con cui sta dialogando, contribuiscono a farci capire e sentire la loro personalità, la loro mentalità, la loro visione del mondo, hanno la possibilità di far emergere aspetti della loro interiorità senza troppe parole e senza troppi girigogoli. Il dialogo inoltre rende la lettura più leggera, intendendo per leggerezza un andamento piacevole, "digeribile", ma non certo superficiale. Quelli letterari sono ben diversi da quelli cinematografici, dove alle parole si aggiunge l’immagine: a volte l’espressione del viso, il gesto dell’attore, un atteggiamento ben preciso, possono sostituire le parole o ridurle al minimo, a volte anche a un monosillabo o a un grugnito. In letteratura ovviamente non è così: non essendoci l’immagine, dobbiamo cercare di "evocarla" attraverso le parole. Dunque, le battute di dialogo di un romanzo dovrebbero "contenere" anche l’espressione del viso di chi sta parlando, le sue intenzioni, il suo atteggiamento, il suo stato d’animo… Senza però dimenticare che le battute di dialogo non devono essere "letterarie", e possibilmente devono essere brevi, a meno che un personaggio non si metta a raccontare qualcosa. I dialoghi di un romanzo fingono di essere "linguaggio parlato", ma in realtà sono solo un’imitazione di quel linguaggio, una sorta di sua "ricostruzione" che però deve tener conto del linguaggio parlato, altrimenti si rischia di far parlare i personaggi come nessuno mai parlerebbe. Il suggerimento è di ripetere le battute di dialogo a voce alta per sentire come "suonano in bocca". Bisogna anche fare attenzione a non inserire troppe informazioni ("Buongiorno amore, porti tu a scuola nostro figlio Paolo di sette anni?"). Un’altra cosa importante da tenere a mente è che ogni personaggio ha il suo modo di parlare. Se in un romanzo, giovani e vecchi, uomini e donne, poliziotti e criminali usano lo stesso linguaggio, si tradiscono i personaggi, e la lettura diventa spiacevole. Insomma occhio ai dialoghi, potenti strumenti che ci conducono dritti all’animo umano.
CronacaD come dialogo Elemento chiave