Crimine, la città è il giardino di tutti

Perché il libro delle leggi non consente altro se non una blanda misura di divieto di dimora a Firenze. E comunque uno dei due ieri se ne stava, in barba al provvedimento, tranquillo alle Cascine. Arresto-processo-libertà in poco più di 24 ore è quello che avviene a cadenza quotidiana ad esempio per lo spaccio di droga. Con una dose è praticamente un multa, poco più è un reato minimo. E quindi pure il piccolo esercito di disperati del parco simbolo della città, se arriva la polizia rischia al massimo, una notte in cella di sicurezza. E fin qui la fotografia di quello che avviene in una città di medie dimensioni come Firenze. Che non è nemmeno paragonabile a realtà metropolitane ben più complesse e pericolose ma, non per questo, deve accontentarsi all’ineluttabile avanzata del crimine.

Allora qual è la soluzione visto che, numeri alla mano, oltre il 50% dei reati viene commesso da clandestini o da richiedenti protezione? Il prefetto Valerio Valenti propone l’istituzione di un Centro per i rimpatri che possa essere un deterrente e faciliti le forze dell’ordine nell’eseguire forzati ritorni a casa che altrimenti restano carta straccia. Per una scorta al Cpr di Brindisi, ad esempio, occorrono 4 agenti e due-tre giorni di lavoro. E sempre che un astuto questore abbia ‘prenotato’ un posto per tempo. Tutto ciò equivale a svuotare il mare con un cucchiaio vista la stima del prefetto: solo nel 2021 in mille sarebbero potuti essere espulsi.

Mille immigrati a casaccio? No, mille che, al di là del passaporto, commettono reati ma non finiscono in carcere se non dopo qualche decennio, quando i famosi cumuli di pene fanno aprire le porte di Sollicciano. E già, Sollicciano, che la cronaca recente racconta essere un carcere strutturalmente inadeguato e sì, a tratti pure disumano, se a volte non c’è manco l’acqua calda e dall’inizio dell’anno si sono registrati quattro suicidi.

L’ipocrisia dell’eventuale no al Cpr sta proprio qui: il carcere non l’abbiamo autorizzato noi politici locali ma lo prevede la legge, e chi ci finisce pure.

Il rimpatrio se visto senza la lente deformante dell’ideologia politica, condita da una buona dose di paura, è la stessa cosa. Uno strumento previsto dalla legge per rimandare a casa chi spaccia, ruba, rapina, violenta ed è irregolare. Esperienze analoghe in altre città hanno dato risultati importanti attraverso i rimpatri a cifra tripla (in quel caso senza Cpr) decisi sotto governi regionali e nazionali a trazione Pd.I sindaci toscani sono d’accordo, a cominciare da Nardella, e il presidente Giani non ha detto no. Adesso bisogna capire il dove e - come dice giustamente il sindaco Biffoni - resistere compatti. Per la teoria del mai nel mio giardino che va tutto bene finché avviene altrove.

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