Infarti e tumori, diagnosi ritardate per timore del contagio in ospedale

Al pronto soccorso il 60% in meno di pazienti con patologia cardiaca. Rinunce anche di visite chirurgiche per cancro al colon (–14%) e al retto (–31%)

Coronavirus

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Firenze, 20 giugno 2020 - Non è più solo un rumore di sottofondo, un allarme dei medici. Che la paura del contagio abbia causato effetti negativi sulla salute dei cittadini toscani è sostenuto dai numeri raccolti dall’Osservatorio per la qualità e l’equità del servizio sanitario pubblico dell’Agenzia regionale di sanità, guidato da Fabrizio GemmiIl timore di rivolgersi alle strutture sanitarie e in particolar modo al pronto soccorso (con accessi crollati fino al 65%), anche in caso di sintomi potenzialmente indice di malattie importanti, ha causato effetti negativi, potenzialmente letali.

«La repentina riorganizzazione dei servizi sanitari necessaria per affrontare il dilagare della pandemia ha completamente modificato l’offerta di servizi (tra cui la sospensione temporanea degli screening), comportando un rischio per la popolazione di ritardi nella diagnosi, nella continuità delle terapie e nella presa in carico di bisogni di cura (con la sospensione dell’attività chirurgica differibile) – spiega Gemmi – Un effetto meno prevedibile ha riguardato il cambiamento della propensione delle persone a rivolgersi a servizi di emergenza, come il pronto soccorso. Se questo ha portato a una riduzione di accessi per situazioni lievi e tendenzialmente inappropriate, diversi studi preliminari segnalano il rischio che non siano arrivate persone bisognose di cure per timore di contagiarsi".

Che cos’è accaduto? Il fenomeno era già stato osservato in Italia, con riferimento alle patologie cardiache. Uno studio condotto dalla Società italiana di cardiologia su 54 centri nel nostro Paese rileva nel 2020 una riduzione dei ricoveri per infarto miocardico acuto del 50% rispetto al 2019, in particolare per l’infarto più difficile da diagnosticare, senza sopraslivellamento del tratto St nell’elettrocardiogramma.

Mentre in Toscana, nell’ultima settimana di marzo, il numero di chiamate al 118 per motivi cardiaci è diminuito del 47% e gli accessi al pronto soccorso del 60% rispetto alla stessa settimana dell’anno precedente. "Tutto questo nonostante sia rimasta invariata l’offerta degli ospedali di intervenire tempestivamente e di assicurare l’assistenza appropriata – spiega Gemmi – Tanto che la mortalità all’interno dell’ospedale non è aumentata". Ciò che mette in allarme è quello che ancora non è possibile quantificare, ovvero quanti decessi ci poossano essere stati fuori dall’ospedale, fra le persone che hanno rinunciato alle cure.

Sottovalutazione dei sintomi non solo per infarto. Ma anche per ictus e tumori. Addirittura si è preferito rimandare visite chirurgiche per cancro maligno del colon (–14%) e del retto (–31%), nonostante le attese ridottissime in questo periodo: 16 giorni in media dall’accertamento diagnostico per il colon contro i 22 dello scorso anno e 11 giorni per il retto contro i 17 del 2019.  

«Il sistema ospedaliero era pronto a rispondere ma le persone hanno sottovalutato i sintomi – spiega Fabrizio Gemmi – Per il futuro, in caso di nuove emergenze, bisogna fare in modo di non sospendere le attività sanitarie ma soprattutto riuscire a educare i cittadini che non si deve andare al pronto socorso per cose lievi, ma che invece non devono mai essere sottovalutati i sintomi, anche sfumati, di patologie importanti come ictus, infarto e anche tumori, quando riconoscibili, come dolori addominali anomali e persistenti".

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