Coltellate alla ex, la difesa al contrattacco

Le ferite sul corpo del fiorentino Antonelli sarebbero state provocate da una lama: "Fu legittima difesa". Ma il Riesame non lo scarcera

FIRENZE

Resta in carcere Alex Antonelli, il fiorentino di 42 anni accusato del tentato omicidio della ex fidanzata, scoperta - nella notte tra il 13 e il 14 maggio scorso -, in intimità con un uomo nella casa di Cutigliano e, secondo la ricostruzione dell’accusa, colpita con alcune coltellate rabbiose all’addome. Il tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza con cui il legale di Antonelli, l’avvocato Jacopo Pepi, chiedeva di affievolire la misura cautelare applicata dal gip di Pistoia, Alessandro Azzaroli, ritenendo che il soggetto sia pericoloso socialmente.

Ma la difesa di Antonelli, ha una nuova carta da giocarsi: una perizia del proprio consulente medico legale, il dottor Marco Palandri, che cambia la natura delle ferite presenti sul corpo dello stesso indagato. Gran parte di esse, in particolare quelle in zone potenzialmente vitali, sarebbero state inferte da una lama e dunque incompatibili con la ricostruzione “ufficiale“, che catalogava quelle ferite come autoinferte mediante un vanghetto. "Il vanghetto essendo privo di superfici affilate, è classificabile quale mezzo contundente, e come tale potenzialmente in grado di cagionare ferite lacero contuse. In ragione di ciò, dunque, l’attrezzo da giardino non può aver causato le lesioni in sede addominale e agli arti inferiori, in quanto ferite da taglio", scrive il consulente.

Conclusioni che andrebbero in soccorso alle dichiarazioni rese da Antonelli al gip: il 42enne fiorentino, infatti, ha raccontato che mentre era nella casa di Cutigliano con cui aveva convissuto con la sua ex, Caterina Rio, venne svegliato dalla presenza di persone in casa, di aver raggiunto il salone, di aver riconosciuto la ex in compagnia di un uomo, e che questa si sarebbe scagliata contro di lui "con un balzo felino" e "afferrando un coltello". Per Antonelli e il suo difensore, egli avrebbe dunque reagito per legittima difesa.

Una versione, tuttavia, che i giudici del Riesame di Firenze hanno ritenuto "inverosimile" per la collocazione dei protagonisti nella casa di Cutigliano: secondo il Riesame, l’indagato si era nascosto di proposito nel cucinotto vicino al salone e lì avrebbe afferrato il coltello. E le sue ferite? "La presenza nel bagno, accanto all’Antonelli ritrovato accasciato per terra, del coltello oltre che del vanghetto, consente di ritenere, con elevata probabilità, che l’indagato si sia procurato la ferita di tre centimetri all’addome proprio con l’arma da taglio indicata dal consulente della difesa quale strumento che spiegherenne la natura delle lesioni in sede addominale", motivano i giudici.

Ma, replica il medico legale della difesa, "la letteratura scientifica rileva come, in caso di lesioni autoinflitte allo scopo di simulare un’aggressione, le ferite siano generalmente superficiali, spesso multiple e parallele, localizzate in aree non vitali e maggiormente concentrate sul lato opposto rispetto all’arto dominante. Nel caso di specie non è possibile identificare un lato prevalente e la presenza di ferite in regione cervicale anteriore e in epigastrio, sedi la cui offesa può determinare un potenziale pericolo per la vita, appare francamente poco compatibile con una lesione arrecata per fingere un’aggressione, a maggior ragione se si considera come, a livello addominale, pur non avendo attinto organi interni la lesività è stata comunque di entità tale da lacerare i piani muscolari e provocare una eviscerazione".

ste.bro.

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