Otto mesi al voto per la poltrona più imbottita di Palazzo Vecchio e gli schieramenti appaiono lontani dal far cristallizzare – dal magma di correnti, trattative e aspirazioni personali – nomi e cognomi ufficiali da mettere in pista.
E mentre il centrodestra sembra (quasi) coeso e allineato nell’attendere, un po’ come nella fase della mossa al Palio di Siena, lo scioglimento delle riserve del direttore degli Uffizi Eike Schmidt, sull’altra sponda il centrosinistra, lacerato dalle schermaglie tra schleiniani e riformisti e ’scortato’ quotidianamente dalla spada di Damocle di Matteo Renzi e della forza potenzialmente e percentualmente ’sovversiva’ di Italia Viva, sembra avere le idee più confuse.
Eppure – tra chat, pranzi e incontri vari – pare che il punto di caduta per la candidatura a sindaco delle Comunali ’24 potrebbe essere più vicino di quanto si pensi ed ha un nome pesante, il più pesante, quello del governatore toscano Eugenio Giani. Il suo profilo – tra le pressioni nardelliane per la prediletta Sara Funaro, i niet di Renzi, le autocandidature come quella dell’ex assessore defenestrato Cecilia Del Re (accompagnate da richieste costanti di primarie), i sondaggi per un nome civico e via ipotizzando – potrebbe alla fine mettere d’accordo tutti. O quasi. Certo non è il nome che aveva in testa il sindaco Dario Nardella e, almeno all’inizio, neanche la corrente schleiniana ma diverse convergenze potrebbero alla fine portare alla scelta di Giani, come extrema ratio.
Il nome del presidente della Regione, secondo i rumors delle ultime ore, sarebbe ipotesi accarezzata dal segretario regionale del Pd Emiliano Fossi, che lo vede come profilo forte, e potrebbe accontentare, anzi proprio piacere, anche a Matteo Renzi che in vista delle elezioni ha una voglia matta di dare le carte. Come risarcimento per gli schleiniani si ipotizza il diritto di prelazione sul nome da scegliere come candidato dem alle prossime regionali – in pole Monia Monni – tra l’altro rischiosissime per il centrosinistra che, se non dovesse tenere tutti i voti del corpaccione rosso di Firenze e della cintura metropolitana (Prato, secondo gli addetti ai lavori può cambiare colore), spianerebbe la strada a una vittoria del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, nome forte del centrodestra. Così si va avanti, con l’ipotesi comunque di un profilo civico – i sondaggi sarebbero ancora in corso nelle segrete stanze del centrosinistra – in grado di convincere tutti, che resta sempre in piedi. Si parla di una donna che proviene dal mondo delle cooperative.
Alla fine comunque anche a Cecilia Del Re, in cambio di un assessorato forte o del ruolo di vicesindaco, potrebbe piacere l’idea Giani. Con lei in giunta potrebbero poi entrare Rosa Maria Di Giorgi e due fedelissimi renziani, l’ex parlamentare Gabriele Toccafondi e il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini. E Nardella? In questo quadro generale ha in testa un posto a Bruxelles.
Giani dunque in pole ma con molti interrogativi ancora in campo. Con la sua discesa in campo la Regione (traghettata dalla renziana Saccardi) andrebbe al voto anticipato, sei mesi dopo. Ma com’è noto i governi delle Regioni rischiano di andare a rinnovarsi nella primavera del 2026. E allora la domanda è: i consiglieri regionali sarebbero disponibili a mollare con largo anticipo i lauti stipendi con il rischio poi della non rielezione senza fare una levata di scudi? Non si profila come un passaggio politico privo di spine eincognite. E a proposito: quella proncipale potrebbe essere proprio la volontà di Eugenio Giani. In passato aveva risposto con un secco no a un’ipotetica candidatura a sindaco.
Ma, sempre secondo i rumors, di fronte a una richiesta congiunta di ’salvataggio della barca’ da parte di tutte le forze del centrosinistra il governatore non saprebbe dire di no.
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