OLGA MUGNAINI
Cronaca

Centrosinistra e potere: "La spallata è possibile solo con una politica con la P maiuscola"

Marco Cellai, esponente di lungo corso che ha attraversato decenni a destra "A Firenze siamo di fronte all’ultima Kabul", dice a proposito del fortino rosso. E sulla scia del politologo Tarchi sentenzia: "Quando cadrà qui, cadrà un sistema".

Centrosinistra e potere: "La spallata è possibile solo con una politica con la P maiuscola"

"Siamo di fronte all’ultima Kabul". Marco Cellai è stato deputato dal 1992 al 1994, quando il suo dell’Msi-Dn prendeva il 4,61%; e dal ’94 al ’99 rieletto per Alleanza Nazionale che saliva al 13,4%. E’ stato anche Parlamentare Europeo dal 1988 al 1989, sempre per Msi-Dn. Ma è soprattutto nel Consiglio Comunale di Firenze che ha combattuto la sinistra per quasi trent’anni, dal 1970 al 1999. Dove però non ha mai visto Palazzo Vecchio davvero “contendibile“.

Onorevole Cellai, cosa vi manca ancora per conquistare il feudo rosso in riva all’Arno?

"Il sistema di potere incrociato che il Pci prima e il Pd ora ha costruito negli anni è straordinariamente potente, che tiene bloccati lo sviluppo e il futuro della città. Con una battuta un po’ feroce dico che Firenze è l’ultima Kabul. Quando cadrà Firenze cadrà il sistema di potere che ha contraddistinto la sinistra e il Pd. E quindi bisogna far di tutto per farla cadere".

In che modo?

"Può comportare scelte come quelle di certi candidati civici, che è tutto da vedere se in realtà siano di supporto, o se invece servano solo a far drenare voti dalle formazioni politiche a cui essi si riferiscono. E credo che sia soprattutto necessario tener presente che le forze politiche che vanno a convergere su un candidato sindaco, chiunque esso sia, hanno una storia che va rispettata nella sua integrità. E questo deve valere per tutti".

Ci spieghi meglio questo concetto.

"Vuol dire, ad esempio, che a Firenze in questo momento a sostenere il candidato Eike Schmidt, c’è una componente di destra, una di centrodestra e una che è avulsa da posizioni predeterminate di partito, componente che ha goduto dell’estrema generosità di Fratelli d’Italia in particolare, che in questa occasione ha dato tutta la centralità della campagna elettorale esclusivamente alla figura del candidato sindaco. Centralità che l’elettorato non poteva non riservare alla lista del candidato stesso".

Vuole dire che a Firenze Fratelli d’Italia avrebbe dovuto avere il coraggio di esprimere un “suo“ candidato sindaco?

"Questa è una valutazione che non sta a me fare, ma ai vertici nazionali. Si vede che hanno ritenuto che fosse più positivo tentare la carta di una candidatura civica di livello, come quella di Schmidt. Ciò non toglie che i dati sono quelli sotto gli occhi di tutti, da verificare anche alla luce di quello che sarà il ballottaggio, su cui FdI si sta impegnando enormemente".

In un momento in cui la politica torna a polarizzarsi, è forse superata la figura del “civico“?

"Io sto sostenendo da tempo che il problema vero è che la politica non ha più la p maiuscola, ma minuscola; che è interpretata da personaggi che si sono inventati dalla sera alla mattina, e che probabilmente hanno letto qualche fumetto, ma magari qualche libro no. Questo comporta che chi ha una storia e ideali di riferimento, e quindi idee, dovrebbe avere un riconoscimento ed essere la base di partenza per recuperare il valore della politica con p maiuscola. Se questo può essere fatto con candidature civiche, ben vengano. A mio parere può essere fatto sicuramente con candidature politiche".

Ma cosa serve allora per far cadere l’ultima Kabul?

"Un po’ di coraggio da parte dei fiorentini. Prima o poi il colpo di reni lo daranno. Forse già al prossimo ballottaggio".

E una possibile alleanza con Italia Viva di Renzi?

"Ho sentito il loro esponente Francesco Casini dire che “bisogna parlare di Firenze e del suo futuro“. Noi siamo pronti, se posso dirlo per FdI, da uomo di destra che mi onoro di essere".

Cosa vi lega, al di là dell’utilità del voto?

"Non è un problema di cosa ci lega. Ma del se c’è, e ci può essere, una visione di futuro alternativo per Firenze".

Per le elezioni regionali dell’anno prossimo la situazione sembra diversa in Toscana.

"Credo che ci siano le premesse per l’affermazione del centro destra, soprattutto se riusciremo ad avere una coordinazione tra tutte le dieci province, avendo chiaro il messaggio per gli elettori: essere realmente e totalmente alternativi al sistema di potere del Pd e dei suoi alleati, che hanno gestito Firenze e la Toscana. Un potere rosso ininterrotto dal 1970 a oggi".