REDAZIONE FIRENZE

Cecchi Gori perde l’indulto. E la pena sale

La Cassazione respinge il suo ricorso: per effetto della seconda condanna, dovrà scontare anche i tre anni per il fallimento della Fiorentina

di Stefano Brogioni

FIRENZE

A quasi vent’anni di distanza, il fallimento della Fiorentina è un altro colpo al cuore per Vittorio Cecchi Gori, un amaro regalo da scartare nel giorno del suo 79esimo compleanno.

La bancarotta aveva condannato la città e ai suoi tifosi alla C2, e il patron viola a tre anni, in tribunale: quella pena, però, gli era stata condonata dalla corte d’appello di Firenze per effetto dell’indulto, ma il beneficio gli è stato revocato quando, il 16 ottobre scorso, è diventata definitiva un’altra condanna per bancarotta, quella della Safin Cinematografica.

E ieri, la prima sezione civile della Cassazione, ha respinto il ricorso dei legali di Vittorio e ha stabilito che il presidente dell’era Batistuta sconti complessivamente una pena di oltre otto anni. Cioè i tre anni del crac della Fiorentina e i cinque anni e mezzo dell’altra bancarotta.

Nel confermare la decisione dei giudici di Roma, la Suprema Corte cita nella sua sentenza l’orientamento già seguito in altri casi simili, secondo cui "va disattesa la deduzione secondo la quale l’indulto non poteva essere revocato in quanto i fatti di bancarotta fraudolenta erano stati realizzati dal condannato ben prima del 2 maggio 2006" - data indicata nel provvedimento di indulto, approvato dal Parlamento in quello stesso anno, con cui venivano condonati 3 anni di pena per reati commessi anteriormente - "sebbene la sentenza dichiarativa di fallimento fosse intervenuta in epoca successiva": nel caso di Safin, nel febbraio 2008.

Inoltre, la Cassazione fa il punto sulla norma approvata nel 2006 anche in relazione ai casi di revoca dell’indulto: "Quando il legislatore richiede, per la revoca del beneficio, la commissione di un delitto non colposo nei 5 anni successivi all’entrata in vigore della legge di indulto, non fa riferimento alle condotte materiali poste in essere, ma alla commissione del reato: quindi - conclude la sentenza - a un evento di natura giuridica che si produce quando sono presenti tutti gli elementi costitutivi della fattispecie".

E il braccio di ferro tra la giustizia e Cecchi Gori, purtroppo per lui, non si è ancora concluso: per il fallimento della ’Finmavi’, la cassaforte del gruppo, è stata pronunciata una sentenza di condanna a sette anni (non ancora definitiva) che potrebbe allungare ulteriormente un conto già salato.

Cecchi Gori, per l’età e le sue condizioni di salute, sta scontando la pena agli arresti domiciliari, nella sua casa di Roma, dove vive ormai da diversi anni. Il carcere dovrebbe essere scongiurato. Almeno quello.

Nel 2018, anche il tribunale civile si è espresso in merito al crac della Fiorentina del 2002. Vittorio è stato condannato al risarcimento di 19 milioni in quanto ritenuto unico responsabile del dissesto che fece precipitare la squadre viola in serie C nonostante le cessioni dei suoi ultimi campioni, Francesco Toldo e Manuel Rui Costa.