Questua molesta anche a Careggi. E in ospedale scatta la protesta

Nelle sale d’attesa la disperazione mette alla prova i pazienti

L'ospedale di Careggi

L'ospedale di Careggi

Firenze, 18 maggio 2019 - Che fare quando il disagio e la povertà si danno appuntamento all’ospedale? Succede ormai ogni notte e ogni giorno: le sale d’attesa dei pronto soccorso si trasformano in dormitori della disperazione. Unico rifugio sicuro e sempre aperto per quanti, senza un letto e un affetto e fors’anche privi della forza di volontà per aderire ai noti percorsi di accoglienza, cercano requie da una vita difficile che risponde alla legge della giungla urbana, della strada. Il dolore dell’anima ma anche fisico si mescola e si somma ad altri dolori, alla paura di chi aspetta un cenno dai medici. E lì, nel frattempo, fra chi resta desto nella sala d’aspetto della vita, si celebra il rito della questua: si chiede poco, un conforto, un caffè, qualche spicciolo. Anche con garbo o, a volte, senza. Ma a persone che la virtù della pazienza la stanno esercitando probabilmente da tante ore.

Se la notte è così nelle astanterie dei pronto soccorso, il giorno negli ospedali più grandi, come a Careggi, il viavai della questua si sposta nelle sale d’attesa dei reparti dove si fanno visite ed esami, dove si aspetta il turno per un ricovero in day hospital. C’è chi ha perso un lavoro e racconta la storia dal principio, per riuscire a ottenere il massimo da chi, magari, nemmeno trova la forza per dire di no. C’è chi, cortesemente, cede il posto ai più anziani per poi chiedergli gli spiccioli per prendere una cioccolata calda alla macchinetta che sprigiona liquidi colorati all’aroma di caffè o di the.

E’ giusto approfittare della condizione psicologicamente provata di chi sta male, di chi aspetta un verdetto o l’assoluzione a una condanna della salute? La disperazione che mette alla prova il dolore è qualcosa di difficile da digerire anche per chi assiste a questa assurda lotta al più debole. Difficile produrre gli anticorpi e abituarsi ad assistere ogni giorno a queste scene. Difficile mandare a memoria le mosse di rifiuto, di allontanamento di qualcuno che chiede un po’ d’aiuto con garbo. I ladri sono un’altra cosa.

Ilaria Ulivelli

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