Marito e moglie a pezzi in valigia: a processo Elona, ex fidanzata del figlio

La donna accusata dell'omicidio volontario dei coniugi albanesi Shpetim e Teuta Pasho è stata rinviata a giudizio

Elona Kalesha in una foto tratta da 'Chi l'ha visto'

Elona Kalesha in una foto tratta da 'Chi l'ha visto'

Firenze, 3 dicembre 2021 - Elona Kalesha, la 36enne accusata dell'omicidio volontario dei coniugi albanesi Shpetim e Teuta Pasho, è stata rinviata a giudizio dal gup di Firenze Maurizio Caivano. Il processo comincerà il 15 febbraio 2022 nell'aula bunker.

Elona Kalesha in una foto tratta da 'Chi l'ha visto'
Elona Kalesha in una foto tratta da 'Chi l'ha visto'

I coniugi Pasho, genitori del suo ex fidanzato, erano scomparsi nel novembre del 2015. I loro resti vennero trovati nel dicembre del 2020 in alcune valigie abbandonate in un terreno alla periferia di Firenze, accanto al carcere di Sollicciano.

Shpetim e Teuta Pasho
Shpetim e Teuta Pasho

In base alle indagini, coordinate dal pm Ornella Galeotti e condotte dai carabinieri, la donna, ex fidanzata del figlio dei coniugi Pasho, li avrebbe uccisi per impedire che rivelassero che lei aspettava un bambino da un altro uomo. La donna è difesa dall'avvocatio Federico Febbo del Foro di Prato. 

L'ex fidanzato di Elona Kalesha, Taulant Pasho, si è costituito parte civile nel processo che inizierà a febbraio. Taulant Pasho era stato anche indagato per questo duplice omicidio e la sua posizione è stata poi archiviata dalla procura. Secondo l'accusa, il figlio dei coniugi albanesi uccisi e fatti a pezzi, era detenuto quando sarebbe avvenuto il duplice omicidio, che la procura colloca la sera precedente alla sua liberazione, cioè il 1 novembre 2015. Il delitto sarebbe avvenuto in un appartamento a Firenze che Kalesha aveva affittato a suo nome durante il periodo in cui i coniugi Pasho erano arrivati dell'Albania per far visita al figlio in occasione della sua scarcerazione. Le valigie contenenti i resti sono state invece ritrovate nel dicembre dell'anno scorso in un terreno vicino al carcere di Sollicciano. Della loro scomparsa si era occupata anche la trasmissione "Chi l'ha visto?".

"Il rinvio a giudizio era in qualche maniera atteso, visto che si tratta di un procedimento indiziario. Come tale l'accertamento dibattimentale sarà necessario al fine di verificare la consistenza o meno dei numerosi elementi, a mio avviso contradditori, che sono emersi nella fase delle indagini preliminari". Così l'avvocato Federico Febbo, che difende insieme al collega Antonio D'Orzi la 36enne.

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