LINDA COSCETTI
Cronaca

Bandoni giù, rabbia e controlli. Il giorno blindato di Campo di Marte

Fra negozi chiusi e bar che ’resistono’. Ma è polemica: "Se siamo a rischio è meglio giocare a porte chiuse"

Bandoni giù, rabbia e controlli. Il giorno blindato di Campo di Marte

Bandoni giù, rabbia e controlli. Il giorno blindato di Campo di Marte

Sono le 15 a Campo di Marte e l’aria ricorda quella della zona rossa in epoca covid, nello stesso marzo di quattro anni fa. Solo che questa volta il paziente zero non è a Codogno, ma è ciascun residente. A poche ore dal fischio d’inizio di Fiorentina - Maccabi l’aria è pesante. Una partita considerata ’ad alto rischio’ per la presenza di tifoseria istraeliana: 500 in città in un momento in cui lo stesso ministro Piantedosi parla di "preoccupante recrudescenza del sentimento anti-israeliano" anche sui social. Le strade sono deserte (le macchine sono state portate, denunciano sui social ma il Comune ne conferma solo 7) e le poche persone in giro sono spaesate nel vedere il quartiere blindato da camionette e centinaia di agenti. Un quartiere pulsante della città che ogni giorno vive ed è vissuto, non solo da chi lavora, ma anche dai più anziani che hanno l’abitudine di farsi un giretto tra le botteghe del rione.

"Ci ritroviamo qui (in piazza Antonelli) soprattutto nelle prime giornate di sole - dice Anna, storica residente sull’ottantina - respiriamo un po’ di aria buona, facciamo due chiacchiere e ci facciamo compagnia. Ma da qualche giorno abbiamo paura, ci hanno messo il terrore delle bombe, degli attacchi terroristici, e poi hanno controllato i tombini. Ma come si può vivere così?".

I più anziani tengono d’occhio le unità cinofile che setacciano il perimetro, mentre i poliziotti controllano a vista ogni minimo spostamento con viale Fanti chiuso anche al traffico pedonale. Per arrivare al Bar Marisa, che ha deciso di chiudere alle 18, l’unica via percorribile è via Carnesecchi. Ma le possibilità sono poche: entrare, prendere un caffè, acqua o sigarette, perché la vendita di alcolici da asporto, ma anche bibite in vetro e lattine, è vietata. Un bar che durante le partite della viola è la casa di molti tifosi.

"Questa che vedete è la massima affluenza, quanti siamo? Forse a sette ci arriviamo? - dice amareggiata la barista - nessuno passa da qui, sapendo che per entrare deve passare controlli tipo aeroporto. Ci hanno tolto la libertà di muoverci, se la partita è a rischio dovevano trovare un altro modo, non qua, non a Campo di Marte, non c’è solo il calcio, c’è la vita di tutti noi". E gli altri bar? "Se non possiamo vendere alcolici - dice Federico - si chiude".

E poi le botteghe. Alcune, in via Cento Stelle, parallela alla Curva Fiesole, hanno deciso di tirare giù il bandone prima del previsto. Chi ha deciso di rimanere aperto, dal turno della mattina non se ne è mai andato, altrimenti "come si faceva a ritornare dato che alle 15.30 chiudono ancora altre vie?" dice la proprietaria della tabaccheria. Chi invece ha chiuso non è solo perché si è creato un problema di viabilità, ma per paura. Come la ’Lavanderia Antica’ e insieme a lei anche la mesticheria e la latteria. E insieme a questo, anche il rumore continuo, in sottofondo, degli elicotteri che sorvolano la città. E intorno al perimetro blindato cosa è successo? Flussi di macchine ingorgate e parcheggiate in ogni angolo libero.

Arrivano le 16 e con loro anche i primi tifosi viola. Ma non si respira la stessa atmosfera delle altre partite, anche loro sembrano più preoccupati del solito e al ’Moonshine’, luogo cardine di ritrovo, se ne contano pochi.

"E’ tutto troppo esagerato", dice un passante. Gli ambulanti del cibo che ogni domenica sono sotto la Fiesole sono meno del solito e niente musica di sottofondo. "Avevo promesso a Leo che lo avrei portato allo stadio - dice un babbo - ma così sarei incosciente a rischiare". Gli ultras del Maccabi intanto affollano le vie del centro: "Siamo tranquilli, raccontano eppoi pollitica e calcio dovrebbe restare distanti".