Argingrosso, il futuro dopo il rogo Espropri dei terreni per il recupero

Il piano dell’amministrazione per bloccare lo scarico di rifiuti nell’area alla confluenza tra Arno e Greve

di Carlo Casini

Va bene l’annuncio fatto ieri dall’amministrazione, all’indomani dell’incendio, della bonifica a inizio 2023 dell’ex campo del Poderaccio in vista del futuro parco Florentia che riqualificherà due zone estremamente degradate sulle due sponde opposte dell’Arno, quella dell’ex villaggio nomadi fa e quella della ex Gover. Ma la zona che è stata interessata dall’incendio, sempre in quelle disgraziate campagne oltre l’Argingrosso è circa cinquecento metri più a valle. Il rogo di rifiuti e masserizie è avvenuto infatti in un’area privata alla confluenza tra Arno e Greve, occupata da anni, con buona pace della proprietà che non riesce a tornare padrona nonostante reiterate denunce, e utilizzata indebitamente come discarica. Una maledizione che questa terra di là dall’argine sembra portarsi addosso da tempo immemore. I nostri avi la chiamavano Sardigna, quando ancora la Sardegna era devastata dalla malaria e così anche quella terra acquitrinosa. La malaria fu risolta quattro secoli fa proprio con quell’Argingrosso, progettato niente meno che da Leonardo da Vinci. Ma lo stesso quella terra rimase abbandonata.

Era il luogo dove si portavano a morire le bestie da soma. Incredibilmente al centro della cronaca nera. Solo per citare i casi più recenti, è qui che Michela Noli fu uccisa a coltellate dall’ex marito Mattia di Teodoro, è qui che una coppietta appartata fu assaltata da un criminale con un’ascia che distrusse la loro macchina, fu qui che un ragazzo disabile fu aggredito da uno straniero che occupava proprio una di queste baracche.

Certo una lenta riqualificazione c’è: il campo da Golf, il parco dell’Argingrosso, il promesso Parco Florentia. Che secondo le intenzioni dell’amministrazione comunale dovrebbe andare a spostare le attività produttive ancora presenti ed espropriare i terreni: sarà deciso nel piano operativo. La spina dorsale sarà la grande pista ciclopedonale che si inserisce nell’ampia rete della ciclovia dell’Arno. E insieme alla pista, una passerella che finalmente leverebbe questa penisola di palude dall’isolamento, connettendola con la sponda opposta della Greve. Dopo tanti progetti di riqualificazione, riusciti solo in parte, non c’è che aggrapparsi alla speranza che quello del parco Florentia sia quello definitivo per restituire questo lembo di terrà a Firenze.

Intanto, sul fronte dell’opposizione, il consigliere comunale Montelatici (Centro) ricorda come aveva denunciato il rischio sicurezza proprio di quel punto, a febbraio, mentre il consigliere di quartiere Davide Bisconti (Lega) annuncia un’interrogazione per chiedere chiarezza sul progetto.

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