Applausi a scena aperta per la Bohème di Puccini senza orchestra

Applausi a scena aperta e un’accoglienza entusiastica alla passerella finale hanno salutato il ritorno della Bohème di Puccini al Teatro del Maggio, unico spettacolo d’opera in una stagione per forza di cose all’insegna del risparmio. Un grande successo nonostante l’anomalia di un’esecuzione senza orchestra, sostituita in buca da un pianoforte, per l’adesione di alcuni dei suoi componenti allo sciopero che aveva già colpito le prime di altre città. Quando il commissario Onofrio Cutaia ha annunciato la decisione di voler alzare comunque il sipario, la sala era assai sguarnita perché molti avevano già provveduto a farsi rimborsare o sostituire il biglietto ma i coraggiosi presenti hanno in fondo mostrato di gradire lo spettacolo. Merito del vecchio e sempre valido allestimento di Bruno Ravella ripreso da Stefania Grazioli con le funzionali scene di Tiziano Santi e i costumi ottocenteschi di Angela Giulia Toso, del sempre magnifico coro diretto da Lorenzo Fratini e delle impeccabili voci bianche istruite da Sara Matteucci, ma soprattutto della formidabile tenuta e sensibilità del pianista Claudio Marchetti, coadiuvato per gli attacchi dal direttore Giacomo Sagripanti, e della deliziosa freschezza una compagnia di giovani voci scelte con cura. L’intensa, poeticissima Mimì di Mariangela Sicilia dalle eteree filature, il Rodolfo di Galeano Salas dal canto flessibile e dagli acuti sicuri, la grintosa Musetta di Elisa Balbo e il perfetto Marcello di Min Kim, l’esuberante Schunard di William Hernandez e il misurato Colline di Francesco Leone come gli altri appropriati interpreti delle parti minori hanno vinto la difficile sfida e dimostrato una volta di più l’inalterabile capacità di commuovere di un capolavoro.

Giuseppe Rossi

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