Firenze, 7 novembre 2023 – "L’acqua ha affogato tutte e cento le mie pecore. Nemmeno una è sopravvissuta. Le loro carcasse sono li, a decomporsi", ha la voce ancora rotta dal dolore, Pierluigi Ghisu, l’allevatore che ha perso il bestiame per colpa dell’alluvione. Dopo le vittime umane, dopo i danni, dopo le abitazioni distrutte e le strade bloccate, ci sono gli animali. E a causa del muro d’acqua che ha sommerso tutto, anche loro hanno perso la vita.
La famiglia Ghisu ha la stalla a due passi da casa Passerini (tra Campi e Sesto) e la notte della bufera ha visto andare in fumo il lavoro di una vita. Mentre il livello dell’acqua si alzava Ghisu, insieme al padre Giuseppe, assisteva alla scena impotente. Era troppo pericoloso provare a salvarle, c’era il rischio di farsi inghiottire dalla piena. Costretti a guardare le loro pecore morire, impossibilitati a intervenire. La forza dell’acqua che entrava nell’allevamento avrebbe messo in pericolo la vita di entrambi: "Il nostro assistente che teneva d’occhio il recinto, ha sentito le pecore piangere – spiega Pierluigi – Ma vista la potenza della tempesta è tornato indietro per avvertirci". Gli allevatori hanno atteso che il meteo si stabilizzasse, ma quando sono tornati per controllare si sono accorti del dramma "L’acqua era altissima – spiega Ghisu – Ho visto le pecore che galleggiavano morte,non c’era più niente da fare, è una tragedia". E alla paura dei va aggiunto anche il danno economico. L’allevamento è un’impresa e il bestiame una risorsa. Parte integrante del business, e per la famiglia Ghisu, i danni ammontano a diverse decine di migliaia di euro: "Produciamo prevalentemente latte per i caseifici e agnelli per uso alimentare – continua – La maggior parte delle pecore morte, era in stato di gravidanza. Il danno è quindi doppio. A grandi linee ogni singola bestia valeva intorno ai duecento euro, il calcolo viene automatico". Ma alla perdita degli animali, vanno aggiunti anche i danni ai mezzi e alle strutture. " Oltre alle pecore, l’alluvione ha sommerso il furgone che usiamo per spostarle. E’ rimasto completamente sott’acqua. E’ da buttare". E non sono solo i danni economici a far venire un groppo alla gola. C’è anche il lato umano, fatto di ricordi e sacrifici. Di amore ed affetto verso quello che non viene visto come semplice bestiame. Ma come una parte integramente della famiglia. "Ci si affeziona – aggiunge Pierluigi – molte di queste pecore le abbiamo viste “bambine“ (le chiama così) e vederle morire fa rabbia" Si fiuta il legame che lo univa ai suoi capi. Gli stessi che sono ancora a terra, morte, in stato di decomposizione. Pierluigi racconta che le carcasse si stanno gonfiando e c’è la paura che scoppi un allarme sanitario: "Le pecore sono ovunque, in terra, appese agli alberi e al recinto. Non siamo tranquilli". Padre e figlio, ad ora non hanno intenzione di ricomprare il bestiame: "Prima vediamo di risistemare tutto, poi si vedrà" concludono.