"Al lavoro. Ma solo in sicurezza"

Controlli sui protocolli di prevenzione. Aziende e sindacati concordano

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Lavoratori in prima linea, nelle industrie, nell’artigianato e nei supermercati, che nelle scorse settimane di picco dei contagi hanno rischiato di più. Ci sono i protocolli di sicurezza, mascherine, distanziamenti e igienizzanti, ma il vaccino è ancora una chimera. Alcuni medici del lavoro ci hanno segnalato focolai in aziende del Valdarno, altri ci sono stati a Prato e nelle pelletterie dell’Empolese-Valdesa. Preoccupa anche la Piana, anche se a Firenze e provincia la situazione è sotto controllo e a dirlo sono sia i rappresentanti dei lavoratori che gli imprenditori.

"Non ci risultano focolai nelle aziende. Ci sono stati dei casi, questo sì, ma come può accadere ovunque", sottolinea il vicepresidente di Confindustria Firenze Paolo Sorrentino. "C’è stata fin dall’inizio un’attenzione molto elevata sul fronte della sicurezza. E’ interesse della stessa azienda che non si verifichino contagi. La maggior parte delle imprese del nostro territorio sono piccole e medie e avere anche solo due o tre casi di Covid in azienda significa bloccare l’attività". Nemmeno le imprese che hanno continuato a lavorare sempre possono permettersi di perdere un ordine o di non riuscire a consegnare un prodotto. Così hanno messo in campo anche di più di quanto richiesto dai protocolli di sicurezza. "C’è chi, avendo corridoi stretti nello stabilimento, ha istituito il senso unico, – spiega Sorrentino – oppure c’è chi ha ridotto ad un quarto la capienza delle mense". O ancora c’è chi ha messo in smartworking il dipendente il cui bambino era in quarantena preventiva perché contatto stretto di un compagno di classe positivo. Secondo i protocolli della Asl, infatti, i genitori potrebbero invece andare a lavoro. Il rischio zero, però, non esiste, nemmeno nelle aziende. "Ci sono luoghi dove è più facile contagiarsi, come nei magazzini – dice Elena Aiazzi, della segreteria Cgil Firenze - oppure nei laboratori artigiani. Un mondo molto critico, quest’ultimo, perché difficile da controllare e verificare, con le associazioni artigiane che non hanno voluto istituire a livello provinciale un comitato di sicurezza".

"Altre criticità – sottolinea la sindacalista – derivano dalla lentezza nell’individuare e isolare il lavoratore eventualmente positivo e tracciare i suoi contatti stretti. Inoltre, spesso si sottovaluta l’utilizzo delle mascherine chirurgiche, che dovrebbero essere indossate anche in caso di distanziamento". Il quadro, comunque, "in linea generale è sotto controllo", afferma Fabio Franchi, segretario generale aggiunto della Cisl di Firenze e Prato. "Il protocollo di sicurezza che abbiamo siglato un anno fa è rispettato dalle aziende del nostro territorio. Per quanto riguarda quello nuovo, in alcuni casi è più stringente: dopo 21 giorni il lavoratore può rientrare in azienda solo con tampone negativo. Il nuovo protocollo, inoltre, autorizza come centro vaccinale anche le imprese: quelle grandi si possono organizzare in autonomia, le piccole e medie si possono aggregare".

Monica Pieraccini

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