A scuola contro la violenza. Il progetto del Comune per salvare le donne

L’iniziativa vedrà coinvolte elementari, medie e superiori del capoluogo. Si parte in primavera con ’lo sportello segreto’, un luogo sicuro contro la paura.

di Antonio Passanese

FIRENZE

La cultura del rispetto si impara sui banchi di scuola. Questo l’obiettivo che muove il progetto che sta portando avanti il Comune di Firenze contro la violenza sulle donne. Un’iniziativa – promossa dall’assessora Sara Funaro – molto articolata e che vedrà coinvolte le scuole elementari, medie e superiori del capoluogo (ma da esportare anche in tutta l’area metropolitana, concordandolo con i Comuni) e con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale. Tutto nasce da due casi in particolare: mamme che accompagnando i figli in classe hanno trovato il coraggio di parlare con i docenti delle continue vessazioni (fisiche e psicologiche) vissute in casa. "Avevano paura di rivolgersi ai centri anti violenza per il timore di ritorsioni e di essere seguite dai propri compagni e mariti – spiega Funaro – Per questo abbiamo pensato a uno sportello segreto", che vedrà la reperibilità continua degli operatori dei centri.

Insomma, Palazzo Vecchio, entro la primavera del 2024 vorrebbe ’costruire’ un meccanismo che faccia sentire le donne vittime di violenza in un luogo sicuro quale è la scuola: e per questo verranno istituiti dei tavoli di lavoro. "Sul problema, oggi più che mai grave, c’è una sorta di sottovalutazione. Bisogna abbattere quel muro di omertà ed essere più consapevoli di ciò che ci circonda", continua l’assessora. In questo modo, l’amministrazione – che ha annunciato altri due progetti: dare mandato all’Avvocatura di costituirsi parte civile in ogni processo che ha come oggetto la violenza di genere, e formare la polizia municipale affinché possa gestire denunce di violenza – vuole dare la possibilità alle persone di avere uno strumento in più per salvarsi dalle aggressioni di mariti e padri ’padroni’. Ma anche alzare l’attenzione per agire tempestivamente e in maniera sempre più diffusa. "Non c’è più tempo da perdere, e i fatti di cronaca degli ultimi mesi lo dimostrano plasticamente", conclude Sara Funaro.

Le scuole, dunque, diventeranno un luogo sicuro dove una madre, una ragazza, una studentessa possano fare denunce senza avere paura di essere pedinate, minacciate, addirittura picchiate e offese dall’uomo che è il destinatario della denuncia stessa. Non ci sono scorciatoie nè ricette miracolose: la violenza sulle donne si combatte solo lavorando insieme, facendo rete. E agendo, come detto, sul piano culturale, l’unico che può innescare il vero cambiamento, partendo dalle famiglie, dalla scuola e dalle giovani generazioni.