
Francesco Guasti
Firenze, 11 maggio 2017 - "Mi piace l’idea di suonare in una ex piazza di un carcere, un luogo pieno di storia e cultura in cui si incrociano storie, tanti universi diversi. Faremo tutte le canzoni del nuovo disco e alcune del precedente «Parallele», che era stato prodotto da Pelù e qualche rivisitazione alla mia maniera «guastizzata» di brani dei grandi cantautori». Parte da Firenze il nuovo tour di Francesco Guasti. Il cantautore nato il 16 settembre 1982 a Prato, dopo essersi messo in vista a The Voice (nel team di Piero Pelù) e essere stato finalista all’ultimo Sanremo, dà il via venerdì 12 maggio alle 22 al Caffè Letterario Le Murate, con un concerto a ingresso libero, alla nuova avventura live, che lo vede, leader di un quintetto, proporre le canzoni del nuovo album «Universo» in giro per l’Italia. Sarà anche al Campi Beat Festival il 30 giugno e il 27 luglio a Prato.
Francesco, l’Universo che canta è autobiografico?
«Parla di me a 360 gradi, dalle amicizie alle promesse che facciamo a noi stessi, dall’amore universale, agli abbracci che abbiamo perso grazie al web. C’è poi una canzone che faccio solo dal vivo: si chiama Francesco e narra un po’ l’Italia di oggi vista da un trentaquattrenne, quello che ho imparato e le mie certezze, la mia famiglia».
Lei si considera ancora un emergente?
«La gavetta non finisce mai. Purtroppo in Italia c’è poca riconoscenza per le cose che fai. Bisogna proporre il pezzo giusto al momento giusto, magari in tv».
Come ha fatto ad arrivare da The Voice e a Sanremo?
«Ho fatto il talent a un’età abbastanza adulta. Le tendenze sono altre. Amici e X-Factor sono visionati da ragazzini che con un barbuto di 34 anni hanno poco in comune».
Quali considera i suoi maestri ideali in musica?
«In effetti, anche se non lo capivo, da piccolo mi ero appassionato a De Gregori, perché mio padre aveva i suoi dischi. Poi sotto sotto, amavo gli 883, che cantavano la mia generazione, i primi amori giovanili, le amicizie».
Quanto le è servito avere un coach come Pelù?
«E’ stata una bella formazione. La vita è una valigia in cui ogni tanto metti qualcosa dentro. Collaborare con Piero è stato importante, come il premio Afi, che mi hanno dato a sanremo. presto lo saranno il premio Beatrice che andrò a ritirare a Verona, il premio Magnino, che ritirerò il 27 giugno ad Agliana».
Giovanni Ballerini