Firenze, in scena 'Un Amleto a Sollicciano' per raccontare il suicidio in carcere

Il 2 aprile al Teatro Cantiere Florida

Firenze, in scena 'Un Amleto a Sollicciano' per raccontare il suicidio in carcere

Firenze, in scena 'Un Amleto a Sollicciano' per raccontare il suicidio in carcere

Firenze, 28 marzo 2024 – Una giornata dedicata al lavoro della Compagnia di Sollicciano, formazione composta da attori detenuti della Casa Circondariale di Firenze, e a quello di Krill Teatro, che da anni con loro porta avanti progetti e realizza spettacoli. Martedì 2 aprile Materia Prima Festival, l’evento dedicato al panorama teatrale e performativo contemporaneo a cura di Murmuris, dedica il palcoscenico del Teatro Cantiere Florida di Firenze (via Pisana 111R) a un tema sempre urgentemente attuale: quello del carcere. Si parte alle 19.00 con la proiezione del documentario “Essere o non essere, Amleto”: un gruppo di attori detenuti sta provando, a poche settimane dallo spettacolo, la celebre tragedia di Shakespeare. L’interprete principale comunica all’improvviso che intende smettere: anche lui come Amleto ha perso tragicamente il padre da pochi mesi ed è ossessionato dai demoni. Il dramma si mescola alla realtà in una riscrittura dove la sfida è portare la bellezza della poesia e della lingua shakespeariana nella realtà chiusa della prigione, raccontando allo stesso tempo un dramma che esiste e di cui gli istituti penitenziari italiani godono purtroppo un triste primato: quello del suicidio in carcere. Seguirà l’incontro “Dalla parte di chi guarda”, con gli attori della Compagnia di Sollicciano, gli educatori e la regista Elisa Taddei. Materia Prima è sostenuta da Mic - Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze, Unicoop Firenze (info e ingressi: www.materiaprimafestival.com). “Dopo aver lavorato a una riscrittura in forma di commedia del “Don Chisciotte” di Cervantes, in cui un detenuto thailandese,come Don Chisciotte perdeva il senno e cominciava a vedere, nella miseria del carcere, una realtà immaginifica e fantastica, abbiamo pensato di riprendere la tematica della follia e di declinarla ancora una volta all’interno della realtà carceraria, mettendo al centro uno dei personaggi più interessanti, moderni e controversi del teatro classico, Amleto”, spiega Elisa Taddei. ”Il nostro Amleto è un giovane detenuto di origine africana che ha perso il padre da pochi mesi e mostra i segni di un profondo disagio nel modo in cui si relaziona agli altri. Il disagio psichico dopo il covid è aumentato nelle carceri italiane, lo dicono le statistiche riguardo all’uso massiccio di psicofarmaci. Nel tratteggiare alcuni atteggiamenti di Amleto mi sono ispirata a un ragazzo conosciuto a Sollicciano negli anni passati. Ma la vera sfida di questo lavoro è stato vedere se, trasportando la lingua di Shakespeare in una dimensione assolutamente contemporanea, questo esperimento avrebbe funzionato e la bellezza della poesia avrebbe retto lo scontro, dando vigore ai personaggi della nostra storia”. Una compagnia di attori detenuti sta provando nel teatro di un carcere, a poche settimane dallo spettacolo, l’Amleto di Shakespeare. All’inizio della prova, l’attore, di nome Ebrima, che interpreta il ruolo principale, comunica all’improvviso a tutta la compagnia che intende smettere e lasciare l’attività teatrale. Scopriremo poi, nel corso di questa giornata, che anche lui, come Amleto, ha perso il padre da pochi mesi tragicamente. Il gruppo riesce a convincerlo e iniziano le prove dello spettacolo. Tra gli attori c’è Daria, una giovane detenuta che nello spettacolo interpreta Ofelia; tra lei e il protagonista c’è stato un legame. Daria, ora turbata dal comportamento di Ebrima, confida all’amica, durante la pausa, che ha smesso di rispondere alle lettere d’amore di lui. Ebrima si comporta in modo strano, appare perso e il gruppo, preoccupato, si interroga sulle ragioni del suo malessere e comincia a dubitare della buona riuscita dello spettacolo. Quando l’agente di guardia verrà a comunicare l’imminente trasferimento di Ebrima in un altro istituto, tutto sarà perso, la tragedia troverà il suo compimento. Maurizio Costanzo 

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