Borgo San Lorenzo, prorogata la mostra 'atto unico' su Galileo Chini

Fino al 28 aprile a Villa Pecori Giraldi

Borgo San Lorenzo, la mostra 'atto unico' su Galileo Chini

Borgo San Lorenzo, la mostra 'atto unico' su Galileo Chini

Firenze, 22 marzo 2024 - Vista la grande affluenza di visitatori per la mostra “atto unico” che ha voluto celebrare i 150 anni dalla nascita dell’artista Galileo Chini, la direzione del Chini Museo ha deciso di prorogare al 28 aprile l’esposizione personale dedicata al grande maestro. La mostra, a Villa Pecori Giraldi di Borgo San Lorenzo, ricca di molte opere mai state esposte prima di “atto unico”, tenta una narrazione circolare sulla poliedricità artistica di Galileo Chini: in un percorso tematico che esalta la “sua” multidisciplinarità. Ceramiche, affreschi, bozzetti per vetrate, vetrate, scenografie teatrali e molto altro sarà fruibile negli oltre 1000 metri quadrati che ospitano l’evento.

“Con “atto unico” – spiega il curatore Alessandro Cocchieri- ho tentato un prolungamento dell’esposizione permanente del Chini Museo; collezione che trova come protagonista la figura di Galileo Chini. Il percorso apre ad una panoramica sulla manifattura Borghigiana (Le Fornaci San Lorenzo) che venne fondata dall’artista agli inizi del 1900 per proseguire nei saloni di Villa pecori Giraldi dove, tra le opere murarie e gli affreschi di Galileo e della famiglia Chini, prenderà forma un racconto interamente dedicato al genio dell’artista; alle sue intuizioni. Contenuto e contenitore si fondono insieme per celebrare in “atto unico” i 150 di vita e storia di Galileo Chini”.

Galileo Chini nasce a Firenze nel 1873 da Elio Chini e Aristea Bastiani. Dopo la perdita del padre, avvenuta nel 1884, diviene apprendista nell’impresa di decorazioni e restauri dello zio paterno Dario. Frequenta per poco più di un anno le Scuole Professionali d’Arte a Firenze, in Piazza Santa Croce, abbandonandole poi per motivi di lavoro. Riprende gli studi nel 1887 iscrivendosi alle scuole serali di Via Maggio e alle scuole domenicali Dazzi a Firenze. Attorno al 1890 conosce il pittore Giulio Bargellini che lavora con Augusto Burchi. Otterrà da questi l’incarico di eseguire dei decori nel palazzo Budini Gattai a Firenze. Nel 1895 frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti. Nello stesso periodo diviene socio del Circolo degli Artisti dove stringe amicizia con varie personalità come Giovanni Papini, Sem Benelli, Enrico Sacchetti, Telemaco Signorini, Ludovico Tommasi, Salvino Tofanari, Libero Andreotti e Plinio Nomellini.

Sul finire del 1896 fonda, con tre soci, a Firenze, in via Arnolfo, la manifattura denominata L’Arte della Ceramica, realizzando una straordinaria produzione che raggiunge successi di livello internazionale. Contemporaneamente agli interessi per la ceramica Galileo svolge la sua attività di pittore e decoratore. Partecipa alla Biennale di Venezia del 1901 presentando il dipinto La Quiete. La sua partecipazione a queste manifestazioni veneziane è assidua fino al 1936. Nel 1904 per divergenze con la direzione de L’Arte della Ceramica abbandona l’impresa e due anni dopo assieme al cugino Chino fonda, a Borgo San Lorenzo, nel Mugello, una nuova manifattura: le Fornaci San Lorenzo.

Nel 1907 partecipa all’allestimento della Sala del Sogno alla Biennale veneziana. Per l’edizione successiva di questa manifestazione decora gli spicchi della cupola dell’ingresso con soggetti dedicati alle vicende dell’arte. Questa opera, ammirata dal re del Siam, gli vale la commissione per affrescare il Palazzo del trono di Bangkok. Nel 1911 collabora con l’architetto Ugo Giusti all’allestimento del Padiglione Toscano per la mostra Etnografica di Roma. Nello stesso anno parte per il Siam, da dove rientra definitivamente nel 1913. L’anno successivo esegue diciotto pannelli, fortemente ispirati all’opera di Klimt, per la sala dedicata allo scultore Ivan Mestrovic, alla Biennale veneziana. In questa manifestazione presenta alcune opere del periodo siamese.

Sempre nel 1914 ottiene la cattedra di decorazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 1917 pubblica assieme a Soffici, Morbelli, Casorati, Cifariello, Grubicy, De Carolis, Michetti e Sartorio, il manifesto “Rinnovandoci Rinnoviamo” nel quale si auspica l’abolizione delle accademie a favore della fondazione di scuole artistico- industriali. Nel 1918 realizza le scene per l’opera Gianni Schicchi di Puccini. Attorno al 1921 esegue le decorazioni nella Villa Scalini di Carbonate sul lago di Como. Tra il 1922 e il 1923 esegue gli affreschi dello scalone centrale dello stabilimento termale Lorenzo Berzieri di Salsomaggiore. Per tale edificio progettato da Ugo Giusti, Le Fornaci San Lorenzo realizzano il rivestimento decorativo in grès ceramico e le vetrate. Continua ad occuparsi di scenografia realizzando, tra il 1923-1924, i primi bozzetti per la Turandot di Puccini.

Dopo l’Esposizione di Arti decorative di Parigi del 1925,alla quale partecipano anche le Fornaci San Lorenzo, Galileo Chini si allontana dal settore ceramico e si dedica sempre più alla pittura da cavalletto. La progressiva cecità che lo colpisce verso la metà degli anni Quaranta riduce notevolmente la sua attività. Nella produzione degli ultimi anni Galileo affronta con toni molto cupi tematiche dalle evidenti allusioni alla morte. Muore a Firenze nel 1956, viene sepolto all'Antella. Maurizio Costanzo 

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