Processo per l'omicidio Ciatti. La verità dei ceceni

Oggi in aula a Girona la testimonianza degli aggressori del giovane scandiccese

Niccolò Ciatti

Niccolò Ciatti

Firenze, 1 giugno 2022 -  Chissà cosa risponderanno i ceceni, alle domande del pubblico ministero. Chissà se avranno calcolato se merita rispondere o preferiranno il silenzio, a loro consentito. Chissà. La strategia difensiva, ancora prima delle arringhe, sta emergendo, e non da oggi, quando, al processo in corso a Girona per l'omicidio del giovane scandiccese Niccolò Ciatti, saranno esaminati i due imputati, Rassoul Bissoultanov e Movsar Magomadov. I loro avvocati puntano all'omicidio "involontario", a un qualcosa di imponderabile, incalcolabile, figlio del caos di una notte di vacanza d'agosto o di un bicchiere di troppo. Eppure, dalle testimonianze udite sinora, nessun parla di alterazione psicofisica. Piuttosto descrivono muscoli iperallenati e colpi "professionali". Luigi Ciatti non ci sta e ripete: "Volevano uccidere".

Ieri intanto davanti ai giudici spagnoli la testimonianza della mamma di Niccolò: "Ci chiamò Simone Vanni, un amico di nostro figlio, alle cinque di mattina e ci disse che Niccolò era all’ospedale e stava molto male. Siamo partiti subito, è stato un viaggio lunghissimo, telefonavamo sempre all’ospedale per sapere come stava". Poi l’emozione ha il sopravvento, le lacrime non si trattengono e il tribunale la congeda. Pochi minuti, ma una dura prova per Cinzia Azzolina, la mamma di Niccolò Ciatti. Forse avrebbe voluto dire anche altro, ai giudici che dovranno stabilire se, ma soprattutto, quanto sono colpevoli di omicidio i ceceni Rassoul Bissoultanov e Movsar Magomadov. Oggi conosceremo la loro versione della tragedia.