
Nino Farina (foto Ansa)
Firenze, 3 settembre 2023 – Era il 3 settembre del 1950 quando Nino Farina sull'Alfa Romeo vinse il primo campionato mondiale di Formula 1 della storia. Una vittoria che è matura con la conquista del Gran Premio d'Italia a Monza, che ovviamente lo consegnò alla storia. La bandiera a scacchi sventolò molte volte davanti alla Tipo 158 Alfetta, con Farina che vinse anche il Gran Premio d'Inghilterra a Silverstone. Era il 13 maggio del 1950, altra data storica per l'Alfa Romeo, che scrisse il proprio nome all'inizio del glorioso capitolo della storia del Campionato di Formula 1. Il trionfo della Casa del Portello fu totale, perché ai primi quattro posti della griglia ci sono quattro Alfetta 158, con Giuseppe 'Nino' Farina che conquistò pole position e, oltre alla vittoria, anche il giro più veloce in gara. Ma facciamo un passo indietro per percorrere il cammino che ha portato l'Alletta 158 al trionfo del 13 maggio 1950. Siamo nel 1943: Milano è occupata, rastrellamenti e sequestri sono all'ordine del giorno. Al Portello sono conservate alcune Alfetta 158, nate nel 1938 con 180-195 Cv e già vittoriose nelle gare del tempo, come la Coppa Ciano a Livorno e la Coppa Acerbo di Pesacata, che rischiano di diventare bottino di guerra. I tecnici e gli operai dell'Alfa Romeo, con l'approvazione del direttore generale Ugo Gobbato, decidono di farle sparire, e organizzano clandestinamente lo spostamento. Alcuni appassionati Alfisti si offrono di ospitare le vetture: tra essi, il pilota di motonautica Achille Castoldi, che nel 1940 aveva fissato il record mondiale di velocità proprio con un motore Alfa Romeo 158. Qualcosa sembra ostacolare il trasporto ad Abbiategrasso, nella cascina di Castoldi: una pattuglia della Wehrmacht interviene e chiede chiarimenti con le armi spianate. Per fortuna, il collaudatore Pietro Bonini è svizzero, e ha vissuto a lungo a Berlino. Parlando in perfetto tedesco e sventolando un lasciapassare riesce a salvare la situazione. I camion partono. Le 158 vengono portate nella fattoria di Castoldi, smontate, nascoste da muri e cataste di legna, in attesa di tempi migliori. Si arriva all’autunno del 1945: i pezzi delle sei monoposto, nascosti ad Abbiategrasso, vengono riportati al Portello, riassemblati e le vetture provate sull'autostrada nei pressi di Milano. Due di esse riappariranno in pista il 9 giugno 1946 in una corsa poco importante a St. Cloud, un sobborgo di Parigi. Dal loro restauro e successivo sviluppo (peso ridotto ulteriormente e potenza cresciuta prima a 254 e poi a 350 Cv) alla vittoria il passo è breve: anche se non c'è un campionato vero e proprio tra il 1947 e il 1948, Nino Farina trionfa a Ginevra al Gran Premio delle Nazioni, Varzi taglia per primo il traguardo del Gran Premio del Valentino a Torino e Trossi stravince il Gran Premio di Milano. Il messaggio è forte e chiaro: Alfa Romeo è sempre la squadra da battere. Il British Grand Prix di Silverstone del 1950 è la prima delle sette gare del neonato Campionato mondiale FIA di Formula 1. Paesi che erano in guerra solo pochi anni prima sono uniti da una competizione sportiva. È un momento storico, ed è storica l'affermazione Alfa Romeo. Il grande 'libro' delle Alfa da corsa propone, nelle pagine successive, anche la 159 Alfetta che debutta nel 1951: dopo 17 anni, lo straordinario motore Alfa Romeo è arrivato alla fine del suo potenziale di sviluppo, ma nel corso dell'anno i tecnici riescono ancora a estrarre potenza, arrivando fino a 450 Cv. Grazie a questo sforzo (e alla bravura dei piloti, primo fra tutti Fangio), la 159 vince in Svizzera, Belgio, Francia e Spagna, raccoglie 11 podi e stabilisce il giro più veloce in tutte e sette le gare disputate. Nasce oggi Mario Draghi nato il 3 settembre del 1947 a Roma. Oggi il noto economista, già Presidente del Consiglio, compie 76 anni. Diventa il nono governatore di Bankitalia dopo Antonio Fazio, per poi prendere il posto a Francoforte di Jean Claude Trichet. È stato scelto come uomo dell'anno nel 2012 dal Financial Times e dal The Times per la gestione della crisi dei debiti sovrani europei: in quell'estate pronunciò il famoso 'whatever it takes', l'impegno formale della Bce a fare qualsiasi cosa fosse necessaria per il salvataggio della moneta unica. Maurizio Costanzo