Stojanovic segna a tempo scaduto E inchioda il Verona sul pareggio Ma è polemica per l’arbitraggio

I gialloblù s’illudono con Gaich, poi gli azzurri trovano il gol sul gong e fanno un regalo enorme allo Spezia. Dalla mancata espulsione di Cabal al rigore reclamato da Ebuehi: le decisioni di Chiffi fanno discutere.

di Tommaso Carmignani

Nel golfo dei Poeti si esulta più che al Castellani. Perché il gol con cui Stojanovic pareggia la sfida di Verona serve tanto più allo Spezia che all’Empoli. I veneti, vincendo, avrebbero scavalcato i liguri in classifica e si sarebbero presentati all’ultima giornata con più di una speranza di salvarsi. Ma al netto di quanto visto al Bentegodi, del modo in cui gli azzurri affrontano il match e delle decisioni decisamente rivedibili del direttore di gara, il risultato ci sta tutto. Gli scaligeri, aggrappati all’ultima spiaggia e obbligati a far punti per arrivare col vantaggio del campo agli ultimi 90 minuti della stagione, mostrano fin dall’inizio i motivi per cui si trovano lì: un gioco che non esiste, ricorso al fallo sistematico, qualità che latita.

La squadra di Bocchetti sfrutta però gli episodi arbitrali a suo favore. E non sono tanto i falli a senso unico che l’arbitro fischia fin dal primo minuto, quanto gli episodi che si verificano in rapida successione tra la mancata espulsione di Cabal per fallo da ultimo uomo su Cambiaghi e il rigore reclamato da Ebuehi. Il nigeriano riceve una gomitata in faccia dallo stesso difensore rossoblù, peraltro già ammonito, ma l’arbitro evita perfino di andare al Var per rivedere quanto accaduto. Se l’avesse fatto si sarebbe accorto della topica che aveva preso, ma tant’è. Il terzino rimedia un taglio sullo zigomo, il Verona se la cava e Zaffaroni capisce che la cosa migliore da fare, onde evitare guai, è togliere il suo uomo all’intervallo per inserire Ceccherini.

Il problema è che nella ripresa succede perfino di peggio. Perché il tiro di Ngonge nasce da un tocco di mano con il quale l’attaccante veronese si sistema il pallone, tocco non visto dallo stesso Chiffi. A salvare gli scaligeri, che segnano con Gaich sulla respinta corta di Vicario, è un cavillo del regolamento, perché dal fallo dell’attaccante veronese al tiro da cui nasce il vantaggio c’è un mezzo recupero palla di Cambiaghi, particolare significativo perché impedisce al Var di intervenire. In mezzo a tutto questo, c’è la partita. Che l’Empoli gioca in maniera onesta e capace, confermando – nonostante le assenze di Baldanzi, Bandinelli, Marin e Parisi – che questi 43 punti non sono frutto del caso e che questa salvezza è meritatissima. Il Verona, nonostante il vantaggio, finisce infatti per abbassarsi troppo, offrendo una difesa timida e imprecisa al gol che gli varrebbe mezza salvezza. Serve un super Montipò per impedire, prima a Grassi e poi a Cambiaghi, di segnare il pareggio, ma anche il portiere scaligero deve capitolare quando Stojanovic, a tempo praticamente scaduto, lascia partire un gran diagonale che si infila, dopo una deviazione, all’angolino. Il Bentegodi è ammutolito, ma nessuno, dentro lo stadio, se la sente di protestare o di lamentarsi per quanto visto. Perché per salvarsi serve ben altro, ma questo l’Empoli lo sa bene. E Zanetti, ancora una volta, può sorridere di gusto.