
di Tommaso Carmignani
Spazziamo via il campo dai dubbi. La vittoria dell’Empoli, seppur sofferta e di misura, è giustissima. E’ il premio che spetta a chi ci crede, e ci prova, di più. E’ la conferma che la squadra di Zanetti, seppur nelle difficoltà, non ha perso la sua voglia di lottare e di crederci, il suo carattere e la sua caparbietà, ma anche quel pizzico di mestiere e qualità in più che gli permette di fare la differenza nei confronti del Lecce. Azzurri e salentini arrivavano a questa partita con l’acqua alla gola, non tanto per un discorso di classifica quanto piuttosto di fiducia e di morale, reduci come erano entrambe da quattro sconfitte consecutive. E però, dopo una prima fase di gara contratta e bruttina, è la squadra di Zanetti a uscire alla distanza con una prestazione solida e gagliarda, fatta di occasioni sprecate, un gol segnato su rigore e quella ritrovata solidità difensiva che consente a Perisan di vivere una serata da spettatore non pagante.
Caputo e soci si scrollano la polvere di dosso, salgono a quota 31 e prendono il largo rispetto a una zona retrocessione distante adesso 12 punti. La salvezza non è ancora acquisita, ma se il passo delle inseguitrici è quello. Società e allenatore possono dormire sonni tranquilli. Che ci fossero i presupposti per far bene era emerso però anche in settimana, quando il diesse Accardi aveva fatto quadrato intorno a squadra e allenatore per infondere coraggio e fiducia a un gruppo che a detta dei dirigenti aveva bisogno soltanto di ritrovare un po’ di buona sorte.
Per vincerla Zanetti si affida a Piccoli davanti in tandem con Caputo, ripescando Marin in mezzo al campo e confermando il convalescente Ismajli al centro della difesa. La gara, come detto, parte male per entrambe. Prevedibile perché la paura attanaglia sia gli azzurri che i salentini, anche alla luce dei risultati delle dirette concorrenti che tutto sommato non farebbero disdegnare un pareggio a entrambe. E però, col passare dei minuti, l’Empoli capisce che le difficoltà del Lecce sono forse superiori alle sue e quindi, piano piano, comincia ad alzare il baricentro e a macinare gioco.
La squadra lotta, accorcia, spinge con Parisi e prova a inventare con Baldanzi, anche se l’occasione migliore capita su piedi di Caputo. La palla è indirizzata al sette, ma Falcone vola e manda in angolo. Il Lecce trema, ma non si scuote. E così la verve mostrata dall’Empoli nel primo tempo diventa predominio territoriale nella ripresa. Quando gli azzurri partono palla a terra sanno mettere in difficoltà una difesa giallorossa alla quale mancano l’esperienza e il fisico di Umtiti, anche se a commettere il fallo da rigore è Hjulmand, troppo goffo e troppo irruento nel franare addosso a un Parisi in stato di grazia. Dal dischetto va Caputo che si vendica di Falcone scaraventando alle sue spalle il rigore. In vantaggio di un gol gli azzurri sfiorano il raddoppio con Piccoli e Bandinelli, mentre il Lecce, da par suo, non va oltre un paio di cross sporchi controllati da Perisan.