
Renzo Melani, ex allenatore e dirigente, uno dei primi a intravedere il potenziale del giovane fuoriclasse azzurro
di Niccolò Pistolesi
Davanti hai un ragazzo di un metro e novantatré di altezza. Schiena dritta, spalle larghe, un timido sorriso che attraversa il volto. È l’immagine che ormai appare chiara e nitida sotto gli occhi di tutti. Dal fischio finale di Empoli-Padova la copertina è diventata un diritto d’autore di Bogdan Popov, il calciatore classe 2007 capace di coronare un esordio in Serie B che neanche nei libri di favole avrebbero potuto scrivere meglio. Si è acceso nel silenzio assoluto. In un ritiro non appariscente ma fatto di lavoro e abnegazione. Si è inserito in una storia più grande di lui, seguendo un filo a cui si è aggrappato con sacrificio, talento e un’audace voglia di darsi una possibilità nel mondo del calcio. Metafora di una cometa che ha appena iniziato a brillare nel cielo azzurro.
E c’è chi, questa cometa, l’ha conosciuta e l’ha vista prendere forma. "Avevo notato in lui mezzi importanti, dissi che Empoli sarebbe stata la piazza perfetta per crescere". Così Renzo Melani, ex allenatore e dirigente sportivo di lungo corso, uno dei primi a intravedere il potenziale di Popov, e colui che fece da tramite permettendo il suo arrivo nel settore giovanile azzurro.
"Il potenziale è stato chiaro a tutti: si distingueva rispetto agli altri ragazzi, nonostante fosse giovanissimo. A quell’età era davvero raro vedere un livello così". Un incipit da cui poi è stato strutturato il resto del romanzo. Costruito all’interno di un ambiente che negli anni è stata la culla per giovani talenti. "Il punto è sempre lo stesso – spiega Melani – puoi intravedere delle qualità, ma per trasformarle in realtà serve il contesto giusto. Io, dopo tanti anni di esperienza, certe potenzialità le riconosco, però tra vederle e arrivare in alto c’è una bella strada da fare. L’Empoli, in questo senso, è la società ideale: da sempre lavora con i giovani e li fa crescere. Non tutti riescono ad arrivare in Serie A, ma se hai le doti lì hai davvero la possibilità di esprimerti".
Se da una parte ci sono la gioia e la felicità, dall’altra c’è anche il pericolo di un calcio e di un mondo in cui tutto scorre freneticamente. Una modernità dove non c’è più spazio per l’equilibrio. Dove il pendolo oscilla soltanto tra il fare bene e il fare male. Una polarizzazione a cui prestare attenzione. "Bisogna lavorare con calma e pazienza, senza creare una sopravvalutazione attorno a lui. Il calcio oggi è spettacolo e servono novità, ma è importante anche proteggere i ragazzi. L’Empoli questo lo sa fare".
La società ma anche l’allenatore. Perché se l’intero ambiente è abituato a lavorare con i giovani e a far crescere i ‘baby talenti’, anche il tecnico azzurro Guido Pagliuca ha dimostrato negli anni di saper gestire – ma soprattutto migliorare – giocatori talentuosi che dovevano trovare il giusto contesto e un giusto maestro a cui appoggiarsi. "Pagliuca? Lo avevo seguito già anni fa. Tutti quelli che hanno lavorato con lui lo considerano un ottimo allenatore. Dal punto di vista tecnico non ci sono dubbi", ha concluso Renzo Melani.
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