TOMMASO CARMIGNANI
Cronaca

"Vietato bere e mangiare nelle aree pubbliche"

Il pugno duro di Barnini: ordinanza per combattere gli assembramenti. Consumo proibito fino a domenica. L’ira dei locali: "È l’ennesima mazzata"

di Tommaso Carmignani

Con l’Empolese Valdelsa in zona rossa da ieri arriva un ulteriore giro di vite da parte dei sindaci per impedire la diffusione dei contagi sul territorio. Ancora una volta nel mirino ci sono gli assembramenti nelle piazze e fuori dai bar e pubblici esercizi. Per questo il primo cittadino di Empoli Brenda Barnini ha disposto anche il divieto di consumare cibo su aree pubbliche, oltre alla chiusura delle sale lettura della biblioteca comunale e importanti provvedimenti per le attività sportive. La decisione è maturata a seguito del mutato contesto epidemiologico all’interno del territorio comunale dove, al pari dei comuni dell’Empolese Valdelsa e del Valdarno Inferiore, si registro un significativo incremento di diffusione del Covid. Le disposizioni saranno in vigore fino a domenica, con eventuale proroga sulla base dell’evoluzione del contesto epidemiologico.

Il divieto di mangiare e bere nelle vie, piazze e altri spazi pubblici o aperti al pubblico, nell’intero territorio comunale, ha come obiettivo quello di evitare assembramenti: in pratica, da ieri, è vietato prendere cibi e bevande e consumarli per strada. Si potrà quindi portarli a casa e in ufficio o magari in macchina, ma per nessun motivo si potrà ad esempio sostare su una panchina a bere un caffè. "Ormai ci siamo abituati, possono farci di tutto. Certo è curioso – dice Franco Brogi, titolare di un pub a Certaldo e presidente Fiepet Confesercenti regionale – che dopo 8 mesi di chiusura nell’ultimo anno e tutti i provvedimenti che sono stati presi nei nostri confronti gli ospedali siano pieni e i contagi non si fermino. Queste sono mazzate che si aggiungono all’insufficienza dei ristori, anche se alla fine queste ordinanze spostano poco. Servirebbero decisioni forti a livello nazionale, adesso siamo stanchi: vogliamo riaprire". E sull’insufficienza di questi provvedimenti, nonché sulla rabbia che cresce all’interno del mondo del commercio, interviene anche il presidente locale di Confcommercio Alessandro Costagli. "Sono aperte le fabbriche e i supermercati, sono attivi i servizi di trasporto pubblico, insomma tutti i luoghi dove c’è vero assembramento. Ma pare che il virus si diffonda solo in bar, ristoranti, negozi di moda, gioiellerie e poche altre attività. La situazione – spiega – ha davvero dell’assurdo, anche perché, dopo un anno di chiusure a singhiozzo subite più che altro dalle imprese del terziario, i nostri sacrifici non sono serviti praticamente a nulla. I nostri negozi sono sanificati regolarmente, gli ingressi contingentati. Continuare ad additarci come ’untori’ è una strategia ridicola e insieme tragica, perché condanna a morte interi settori economici, ferma la filiera produttiva, scardina l’occupazione. Il nostro è un grido disperato".