Uffici pubblici, il lavoro agile va oltre il Covid "È un’arma contro i rincari: costi giù del 40%"

La Cgil funzione pubblica: "Lo smart working può essere la soluzione, ma è necessario un salto culturale. E serve una reale volontà politica"

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di Alessandro Pistolesi

Tutti (o quasi) i dipendenti pubblici sono tornati in ufficio, ma l’era dello smart working ’massiccio’ potrebbe avere vita lunga, anche oltre la pandemia. Superata l’emergenza sanitaria, infatti, ora incombe un’altra minaccia: l’emergenza rincari che colpisce soprattutto aziende e famiglie ma che si abbatte anche sugli enti locali. Un’ulteriore impennata alle bollette potrebbe mettere in seria difficoltà le casse pubbliche – in modo particolare quelle dei piccoli comuni – e allora ecco che il lavoro agile potrebbe rappresentare una soluzione per tagliare i costi e risparmiare. Ne è convinta la Cgil funzione pubblica che apre all’idea nell’ottica di ammortizzare le spese.

"L’ipotesi è molto interessante – sostiene Giovanni Iorio, responsabile dell’Empolese Valdelsa per la Cgil funzione pubblica –. È chiaro che per realizzarla ci vuole una chiara volontà politica che al momento non ho registrato. Ma qualora ci fosse la necessità noi siamo disponibili a metterla in pratica. Anche in tempi brevi". Un messaggio chiaro e diretto alle istituzioni del circondario. Iorio porta anche numeri e dati a sostegno della sua tesi: "Durante i mesi del lockdown – continua il sindacalista della Cgil –, abbiamo sperimentato che il lavoro da casa permette un risparmio sostanziale sulle utenze delle amministrazioni pubbliche. Un esempio? Per i Comuni più grandi si parla di un risparmio sulle bollette di luce e acqua del 30 o 40 per cento. Sono dati significativi che permetterebbero di ammortizzare gli aumenti in bolletta. L’ipotesi dunque sarebbe una buona soluzione in caso di necessità. Ma ripeto: al momento non ci sono riscontri".

Sul territorio dell’Unione dei Comuni sono circa mille i lavoratori pubblici e quasi tutti oggi sono rientrati al lavoro in ufficio. "In questa fase lo smart working è relegato a un utilizzo marginale e coinvolge solo soggetti fragili o persone che hanno problemi familiari – spiega Iorio –. Gli enti in generale pensano che i dipendenti pubblici debbano lavorare in presenza negli uffici. È un ancoraggio a una vecchia concezione del lavoro che io ritengo superata". Per il sindacalista della Cgil funzione pubblica però bisogna fare una distinzione: "Per quanto riguarda l’attività di sportello il lavoro in presenza è ancora quello che garantisce maggiori risultati – spiega Iorio –. Diverso è il discorso per chi invece lavora in servizi di back office e non è a contatto diretto con il pubblico, come ad esempio chi si occupa di servizi di organizzazione, atti o procedimenti. In questo caso il lavoro a distanza può portare innegabili vantaggi e favorire l’efficientamento dei servizi, perché rappresenta una buona soluzione per conciliare tempi di vita o esigenze familiari".

Per la Cgil è necessario un ampio confronto. "Avremo modo per parlarne con le istituzioni e mi auguro di trovare la misura per strutturare al meglio il lavoro agile e renderlo compatibile con le esigenze di tutti". Il messaggio è rivolto anche ai datori di lavoro. "Fermo restando che il lavoro in presenza resta necessario, mi aspetto che facciano un salto culturale. Lo smart working non deve essere un premio ai più bravi ma una risorsa da strutturare per migliorare l’efficienza e l’organizzazione del lavoro".