Stop al consumo del suolo: "Un progetto da stralciare"

I vari comitati del territorio ’bocciano’ il Piano strutturale intercomunale

Stop al consumo del suolo: "Un progetto da stralciare"

Stop al consumo del suolo: "Un progetto da stralciare"

EMPOLI

Stralcio del Piano Strutturale Intercomunale dei Comuni di Empoli, Vinci, Montelupo, Capraia e Limite e Cerreto Guidi per rielaborarne uno nuovo conferme al principio dello ‘stop al consumo di suolo’, nonché la revisione delle previsioni di infrastrutture pubbliche al servizio delle nuove edificazioni. Questo in sintesi quanto hanno chiesto i vari comitati del territorio in riferimento al Psi recentemente approvato che porterebbe ad un consumo di suolo sconsiderato in assenza di esigenze reali di crescita delle volumetrie residenziali, commerciali e industriali. Le osservazioni presentate puntano il dito sulla mancata verifica delle alternative possibili di riuso di infrastrutture esistenti, sul forte impatto ambientale che avrebbero e sull’incremento del rischio idraulico e dell’incisione del bene comune suolo fertile che ne deriva.

L’obiettivo dei comitati è quello di salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche limitando l’impermeabilizzazione del suolo e l’espansione degli insediamenti, ridurre i processi di consumo di suolo agricolo ad opera dell’urbanizzato residenziale, commerciale e industriale, evitare ulteriori processi di dispersione insediativa nel territorio rurale, promuovere il riuso e la riorganizzazione delle aree dismesse. Contro la previsione di quasi 100 ettari di costruito dei privati, pari a 140 campi da calcio, senza considerare che in virtù delle opere accessorie quali parcheggi, strade, pertinenze e altri elementi di urbanizzazione, aumenteranno notevolmente gli ettari di nuovo suolo consumato. Secondo i comitati le previsioni di edificazione elencate nel Psi risultano totalmente insostenibili, sia dal punto di vista ambientale che economico. Oggi il consumo di suolo ha dei costi per la comunità sempre più insostenibili: sia per la sottrazione di suolo fertile per la produzione di cibo, sia per l’incremento del rischio idraulico a causa della impermeabilizzazione del suolo e della diminuzione dei tempi di corrivazione in caso di eventi meteorici estremi, ma anche per l’esigenza di manutenzioni aggiuntive ricorrenti su strade, sottoservizi, ecc., senza contare gli effetti negativi sul cambiamento climatico dovuti all’effetto di rifrazione e conservazione del calore ad opera di cemento e asfalto. Uno studio del professor Paolo Pileri del politecnico di Milano del 2023 quantifica indicativamente il "costo" di ogni nuovo ettaro di terreno urbanizzato e edificato in: 20 persone in meno alimentabili a causa della superficie agricola perduta, 8 ettari di superficie naturale necessari per assorbire l’eccesso di deflusso idrico di ogni ettaro impermeabilizzato, 80mila euro l’anno che una comunità dovrà spendere per gestire la nuova superficie urbanizzata.