Lo scuolabus? Un’odissea, tutta colpa di una puntura

Interviene il difensore civico per tutelare una ragazzina

Il difensore civico regionale Sandro Vannini ha raccontato il caso della piccola di Gambassi Terme

Il difensore civico regionale Sandro Vannini ha raccontato il caso della piccola di Gambassi Terme

Empoli, 28 maggio 2018 - Andare da casa a scuola. Una cosa da niente se nel mezzo non ci fossero un lungo tragitto in autobus, una puntura da fare e, soprattutto, un mare di trafile burocratiche. Così, questo spostamento quotidiano che per i più è solo una banalità, si è trasformato in una vera odissea per un'adolescente che vive fra Gambassi Terme e Castelfiorentino. La storia della ragazzina (le cui generalità devono necessariamente restare vaghe per motivi di privacy) è stata raccontata dal difensore civico regionale Sandro Vannini, nel corso dell’incontro annuale, organizzato nella sede del consiglio regionale per fare il punto sulla propria attività.

«È uno dei casi più particolari e delicati che abbiamo affrontato negli ultimi mesi – ha spiegato Vannini – visto che da una situazione apparentemente banale è nato un problema enorme. Così grave che, per alcuni mesi, l’impossibilità di trovare una soluzione ha impedito alla ragazzina di frequentare la scuola con continuità, costringendola a stare a lungo a casa». Ma da cosa nascono tanti disagi? In pratica, come è stato spiegato, la teenager doveva e deve fare una puntura salvavita in una precisa fascia oraria che, per l’appunto, coincide con il lungo tragitto mattutino in autobus da casa a scuola. L’autista però non può assumersi la responsabilità di fare l’iniezione (ovviamente), ma neppure quella di lasciare che la ragazzina, comunque minorenne, la faccia da sola durante il tragitto.

«All'inizio – continua il difensore civico regionale – sono emersi più problemi: il fatto che nessuno potesse prendersi una responsabilità del genere, ma anche la difficoltà di fermare l’autobus per permettere la puntura. Le varie istituzioni sono andate in tilt e il caso, che sembrava irrisolvibile, è arrivato ai nostri uffici». E qui sarebbe stata trovata la soluzione, che dovrebbe concretizzarsi a breve.

«È stata individuata una modalità di iniezione tale – continua Vannini – da permettere alla ragazzina di farla da sola e senza che il bus debba fermarsi appositamente. In parallelo, con l’aiuto di alcuni medici, è stato avviato un iter autorizzativo per togliere ogni responsabilità all’autista e agli altri adulti presenti sull’autobus. A breve tutto dovrebbe essere risolto e codificato». Insomma l’uovo di Colombo, che però, come insegna la tradizione, non è mai facile da scoprire.