Pronto soccorso, è ancora caos "Attese di oltre 72 ore per un letto"

L’allarme lanciato dalla Cgil: "Al San Giuseppe c’erano 20 pazienti che aspettavano il ricovero in barella. Raddoppiato il reparto di accoglienza medica avanzata ma il personale è costretto a straordinari forzati"

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E’ ancora caos al pronto soccorso. E nemmeno l’esperienza dei reparti Ama, cioè l’accoglienza medica avanzata, sembra in grado di risolvere il problema. La denuncia arriva ancora una volta dalla Cgil, che fa notare come da più di un mese tutti i pronto soccorso dell’Asl Toscana Centro stiano riscontrando una costante e inesorabile crescita del numero degli accessi e delle richieste di ricovero.

Il San Giuseppe, già al centro delle polemiche durante la scorsa estate, non solo non fa eccezione, ma sta registrando un improvviso boom di accessi che ha fatto aumentare a dismisura il numero dei pazienti fragili con patologie cronico degenerative che stazionano per giorni su una barella in attesa di ricovero ospedaliero. "Ieri – fa sapere la Cgil – erano 20 i pazienti che aspettavano in barella il ricovero, con un’attesa che può andare anche oltre le 72 ore per avere un posto letto adeguato". Per il sindacato lo stazionamento prolungato di queste persone nei locali del pronto soccorso costringe il personale sanitario, infermieri e oss a farsi carico dei bisogni assistenziali primari, continuando però a occuparsi, nello stesso tempo, dei casi urgenti in continuo arrivo. La stessa criticità è presente anche nelle degenze ospedaliere, dove il sistema delle bolle covid, messo in piedi prima dell’estate, sta naufragando a causa dell’aumento dei ricoveri covid. "Anche l’istituzione dei reparti Ama, nonostante siano di grande utilità e aiuto per decongestionare i pronto soccorso e per compensare le poche dimissioni dei reparti di degenza ospedaliera – dicono dalla Cgil – sono spesso e volentieri saturi al 100%. Emblematico il caso dell’ospedale di Empoli dove il reparto è stato raddoppiato da 8 posti letto a 16 nel giro di una notte, costringendo il personale a straordinari forzati per la sua apertura". Il sindacato solleva anche il problema del blocco delle assunzioni: "Alla fine dell’autunno scorso, tutti gli amministratori della sanità regionale si erano prodigati nelle promesse di creare, entro breve tempo, una rete di assistenza territoriale in grado di trattare i pazienti cronici più fragili a domicilio, grazie alla presa in carico delle squadre dei Girot, formate da medici specialistici ospedalieri, e agli infermieri di famiglia e comunità con la creazione di una linea di assistenza domiciliare urgente. Ma a causa del blocco delle assunzioni messo in atto dalla Regione non è stato possibile attuare tutto questo, se non in minima parte, e ora gli ospedali aziendali sono di nuovo al collasso, con gli operatori sanitari costretti a lavorare in condizioni estreme, a massimo pericolo di rischio clinico, con carichi di lavoro disumani".

Tommaso Carmignani