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Prima cittadini, poi calciatori Un progetto per i più giovani

Dal Castelfiorentino United l’impegno a insegnare l’etica dello sport. "Troppe aggressioni fisiche e verbali sui campi"

Prima cittadini, poi calciatori Un progetto per i più giovani

L’etica dello sport e del comportamento al centro dell’attività, "per formare prima cittadini, e poi calciatori". A Castelfiorentino si è scelto di lavorare ad un progetto che riporti all’attenzione i valori fondanti dell’attività calcistica. Una scelta non casuale, dettata da episodi spiacevoli che stanno diventando sempre più frequenti: allenatori di squadre giovanili valutati solo in funzione dei risultati ed esonerati con facilità disarmante se quegli stessi risultati non arrivano. Clima di tensione fuori e dentro gli spogliatoi. Uno stress che si comincia già a respirare fin dalla scuola calcio e che, automaticamente complica il lavoro ad ognuna delle componenti che regolano l’attività sportiva di un ragazzo.

Nasce da qui l’esperienza di Calcio Fair Play Toscana, progetto fondato dal direttore generale del Castelfiorentino United Andrea Vaglini. Il movimento è composto da addetti ai lavori di varie province e nasce da una condivisione di idee che si è manifestata durante la prima pandemia. Non rappresenta le società di appartenenza, ma le persone che le compongono ed è aperto a chiunque voglia farne parte purché condivida i principi che caratterizzano lo statuto dell’associazione.

Il Castelfiorentino United, con l’arrivo di Vaglini, ha scelto di portare avanti questa filosofia. "Pensiamo che attuando le azioni e i comportamenti eticamente giusti, si possa contribuire a distendere un clima che negli ultimi anni è andato sempre più inasprendosi e riportare i toni del calcio giovanile a un livello più mite. Ma soprattutto riportare al centro dell’attività giovanile quello che dovrebbe essere il primo comandamento per chi svolge questo tipo di lavoro: la formazione dei ragazzi".

C’è un codice di comportamento al quale anche il Castelfiorentino United aderisce, che detta i principi gestionali ai quali dovrebbe ispirarsi un responsabile di settore giovanile. "Formiamo futuri calciatori – dice Vaglini – Ma è ancor più vero che cresciamo cittadini di domani di una società civile. Siamo arrivati a un punto di stress talmente evidente che si è perso di vista il focus. Ragazzi poco più che tredicenni che arbitrano partite di loro coetanei aggrediti verbalmente e fisicamente da persone adulte. Genitori che si offendono e talvolta si picchiano in tribuna, ma anche partite di ragazzi che sempre più spesso terminano in risse da far west, aggressioni ed agguati ad atleti, arbitri e genitori nei parcheggi antistanti i campi sportivi. Possiamo e dobbiamo dire basta".