Dai banchi all’Antartide, gli ‘scienziati’ in erba esplorano la stazione: "Qui si studia il mondo"

Un’avventura straordinaria per i ragazzi dell’istituto IIs Il Pontormo. Ieri il collegamento con la base Concordia e i suoi ricercatori. Il capo squadra Corrugati: "Guardate come viviamo e lavoriamo"

Il collegamento con l’Antartide organizzato ieri nell’auditorium del liceo

Il collegamento con l’Antartide organizzato ieri nell’auditorium del liceo

Empoli, 13 aprile 2024 – Fuori la temperatura segna meno 61 gradi. Sono le 15.45 e la luce è scarsa. Alla Stazione Concordia le giornate sono toste, con il vento si arriva anche a 100 gradi sotto lo zero. Siamo sul plateau antartico orientale, a 3.230 metri di altitudine, distanti 1.670 dal Polo Sud.

Un puntino nell’immensità del bianco, candido e gelato. Uno scenario tanto inospitale quanto interessante che in pochi hanno il privilegio di esplorare. Tra questi, gli studenti dell’IIs Il Pontormo di Empoli, selezionato per partecipare al progetto “Adotta una scuola dall’Antartide“, promosso dall’Unità tecnica Antartide dell’Enea. Grazie alla tecnologia, ieri mattina dall’auditorium del liceo, i ragazzi collegati in videoconferenza con gli scienziati della 39esima spedizione italiana in Antartide, hanno potuto conoscere tutti i segreti di questo affascinante mestiere.

Estremo, complicato. Concordia, infatti, è una delle due basi scientifiche italiane in Antartide, gestita in collaborazione con la Francia. Terminata nel 2004, è aperta anche durante il gelido inverno australe. Un punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale. Qui i ricercatori sono impegnati nei settori dell’astronomia, dell’astrofisica, della sismologia, della fisica dell’atmosfera, della biologia e della climatologia. Ad aprire virtualmente le porte della Stazione, conducendo gli studenti empolesi nell’esclusivo ’tour polare’ è stato lo Station leader Gabriele Corrugati, glaciologo e chimico dell’atmosfera, che resterà "isolato" dal resto del mondo fino a novembre. Corrugati è a capo del "gruppo degli invernanti", 13 profili che rimarranno in completo isolamento a causa delle temperature che rendono la base inaccessibile. Sono professionisti altamente qualfiicati, cinque italiani, sette francesi e uno svizzero.

Il ricercatore, 43 anni e originario di Como, oltre ad occuparsi di campionamenti di neve e di polveri sospese nell’aria, è il custode della Stazione. E ieri ha fatto da Cicerone ai giovani empolesi portandoli in viaggio con sé. "Viviamo in due torri da tre piani ciascuna, collegate da un corridoio. C’è la torre silenziosa, con le stanze e i laboratori. Nella rumorosa c’è la sala pranzo, un living, la palestra".

Sono gli stessi membri della spedizione a comporre il "rescue team", il "fire team" e il "medical team". In poche parole, da febbraio a novembre nessuno si muove di lì e tutti devono essere formati per qualsiasi tipo di emergenza. Corrugati prosegue il virtual tour; sul maxi schermo si spalanca un paesaggio splendido. "Ma difficile da vivere. Prima di uscire c’è da coprirsi.

La maschera anti ustioni, gli scarponi simili a quelli degli astronauti. Sono addirittura tre gli strati di guanti da indossare". Messo il naso fuori, lo scenario è impressionante. I container ospitano la piattaforma ecologica a servizio della base e i laboratori esterni. C’è anche un giardino speciale all’interno, che non ha bisogno di terra: basilico, cipolla e prezzemolo, dieci specie coltivate su tappeti di tessuto inerte. "Vedere qualcosa di verde che cresce, in un ambiente del genere, fa bene alla mente e al cuore". La videocamera si sposta sul locale dispensa, con la scorta di alimenti gestiti dallo chef Sergio, cuoco della spedizione, ex titolare di un panificio a Torino.

"Stare ai fornelli in Antartide non è mica semplice – ha raccontato alla platea empolese –. Le materie prime arrivano surgelate, ci vogliono tre giorni per poterle cucinare. Non si usa il fuoco, qua è tutto elettrico. Facciamo pane e dolci, seguendo un’alimentazione completa. E organizziamo serate a tema: stasera hot dog per tutti". In un ambiente così estremo, spiegano dal team, la socialità è fondamentale. Pur lavorando sette giorni su sette, ci si ritaglia del tempo per guardare qualche film, allenarsi sulla parete da rampicata e suonare uno strumento.

In Concordia al momento è in corso il più grande studio sui cambiamenti climatici. "Dopo lo spazio, con il collegamento in orbita lo scorso anno, siamo andati in Antartide – commenta la dirigente del Pontormo, Filomena Palmesano –. Abbiamo partecipato ad un bando, la selezione è stata lunga ma alla fine ci hanno scelti. Le nostre classi sono arrivate preparate all’incontro, con un lavoro di approfondimento durato mesi. Il tema ambientale e del cambiamento climatico è sentito nelle giovani generazioni. Avere avuto l’opportunità di studiare un ambiente incontaminato come l’Antartide può sensibilizzare tutti noi verso l’argomento".