
EMPOLESE VALDELSA
"Noi autisti degli autobus siamo stati completante ignorati in tutte le fasi della pandemia e non solo in questa che riguarda i vaccini". Massimo Viti, 55 anni, al volante da 33 anni sulle linee dell’Empolese Valdelsa Valdarno, conosce bene i rischi a cui lui e i suoi colleghi sono esposti tutti i giorni. "Il vaccino me lo farei molto volentieri, ma devo aspettare perché non rientro in nessuna della categorie al momento vaccinabili. Dall’inizio dell’epidemia non ci siamo mai fermati – fa presente Viti, che è anche delegato sul territorio per la Faisa, Federazione autonoma Italiana sindacale degli autoferrotranvieri -. Per tutelarci doveva essere fatto molto di più. Si è ridotta la capienza del 50 per cento sui mezzi, ma badate bene ci sono autobus che hanno 52 posti seduti e 28 in piedi. Alla fine è possibile trovarci a trasportare anche 40 persone in 24 metri quadrati. Su alcune linee di fine giornata può capitare anche di sforare la capienza massima, perché nessuno se la sente di lasciare a piedi qualcuno che da Empoli deve tornare a Fucecchio e magari quella è l’ultima corsa disponibile. Per cercare di proteggerci – prosegue Viti – sui nostri mezzi abbiamo interdetto l’accesso dalla porta anteriore e abbiamo messo una catenella alle prime due file di seggiolini in modo che nessuno si possa sedere vicino all’autista. Ma gli autobus restano comunque luoghi ad alto rischio circolazione del virus e come categoria abbiamo il diritto di essere tutelati".
I.P.