
Graziano Cioni
Empoli, 10 novembre 2021 - "Il dolore più grande, solo chi lo ha provato ne conosce l'immensità". E' quello per la morte di un figlio, quello che si prova ad andare avanti, giorno dopo giorno, sopravvivendo a questa sofferenza tanto profonda quanto disumana. Un dolore che Graziano Cioni, politico di lungo corso, ha raccontato su Facebook questa mattina scrivendo il ricordo della sua amata figlia Valentina che ha perso la vita in un incidente stradale a soli 26 anni.
"Tavarnelle 22 - Novembre 1996. Mi ero appena addormentato - racconta Cioni - Squilla il telefono. E' Beatrice (l'altra figlia n.d.r): “Babbo, Valentina è all’ospedale. Ha avuto un incidente con la macchina”. “Come sta?” “Le stanno facendo i raggi.” In pochi minuti sono già sulla superstrada, quando mi raggiunge una seconda telefonata di Beatrice. Piange: “Vale è in coma.” Non riesce a dire altro. Accelero e cerco di non perdere la calma. Quando arrivo all'ospedale di Empoli ho il cuore che mi scoppia. Nel corridoio, in silenzio, Beatrice ed Emiliano hanno gli occhi arrossati dal pianto. Valentina è in rianimazione. Mi fanno passare. Valentina sembra che dorma. Nemmeno un graffio sul corpo. Solo una goccia di sangue dall’orecchio sinistro. La guardo. Spero che stia dormendo. Voglio che stia dormendo. Lo voglio con tutta la mia disperazione".
Il racconto di quel tragico 21 novembre di 25 anni fa continua fino al traferimento della giovane donna nell'ospedale di Careggi dove però arriva la fine: "Con Luciana siamo chiamati dai medici che ci chiedono se acconsentiamo alla donazione degli organi. Credo che la descrizione a parole di questa emozione non sia possibile. Ci guardiamo, e nel silenzio pensiamo cosa avrebbe scelto Vale. Decidiamo, con un filo di voce che non si decideva a uscire dalla gola, di acconsentire".
Valentina morì la mattina del 22 novembre: "La morte di mia figlia Valentina - conclude Cioni - non è equiparabile a nessun altro dolore, vorrei schiantare, perché non è giusto che i figli muoiano prima dei genitori, e a poco serve che io sia convinto che lei sia in Paradiso. Parlerò di lei come se fosse ancora in vita, parlerò con lei per raccontarle ciò che avviene di bello e di brutto nella mia vita. Vale continuerà per sempre a vivere nella mia mente. Tutto ciò che mi accadrà in seguito lo considererò un dettaglio. Quando l’anno successivo alla sua scomparsa ho avuto il primo infarto (ne ho avuti tre) ho capito che la morte non mi faceva più paura".