Morì a Fucecchio nel Tevere otto anni fa: il telefono ora sotto esame - Giallo in piedi da 8 anni

La famiglia di Federico Carnicci, scomparso nel 2015, non si arrende e sta preparando un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Ora passerà il cellulare di Federico nelle mani di una criminologa per fare accertamenti ed estrapolarne il contenuto.

Un giallo in piedi da otto anni. Una battaglia che continua. "Il cellulare di Federico può parlare e raccontarci cose". Ne è convinta la madre, Lidia Speri, che dopo l’archiviazione di due indagini è tornata in possesso dell’apparecchio. "Che ora – dice – passerà nelle mani della nostra criminologa per fare gli accertamenti ed estrapolarne il contenuto". Ma per quale motivo? "Perché noi non ci arrendiamo e stiamo preparando il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo – aggiunge –. Si continua. Intanto mettiamo l’attenzione sul cellulare. Ma è solo il primo di una serie di accertamenti che vogliamo fare. Il cellulare è importante, era stato sequestrato, poi non si trovava più, infine mi è stato restituito. Ora controlliamolo bene".

L’intenzione è quella di scandagliare l’apparecchio, quello che contiene i movimenti telefonici e telematici che ancora sono recuperabili sulle ultime ore, o sugli ultimi momenti di vita di Federico Carnicci, 27 anni, morto nel 2015, quando il Tevere lo restituì cadavere. Carnicci, operaio che viveva a tra Fucecchio e Santa Croce, la primavera di quell’anno decise di andare a Roma a fare un’esperienza di strada con un gruppo di punkkabestia.

Una notte scomparve. Chi viveva con lui dette l’allarme. Dieci giorni dopo il fiume restituì il corpo. Nei mesi scorsi il gip di Roma ha accolto la richiesta di archiviazione del pm. Dalle circostanze emerse aveva rilevato il giudice, risulta poco credibile che Carnicci "sia stato spinto in acqua da terzi, in un punto dove non si toccava, così come non sembra verosimile che sia giunto in acqua in quanto trascinato per molti metri da parte di altri, contro la sua volontà". Ma è lo stesso giudice, pur archiviando, a lasciare spazio a dubbi. In quanto nello stesso provvedimento di archiviazione rileva che al tribunale non sfugge che qualcuno, al momento della denuncia di scomparsa, "abbia errato o mentito nell’esporre i fatti alle forze dell’ordine". La famiglia, invece, riparte da lì.

Carlo Baroni