Dall’omicidio al centodieci e lode. La nuova vita di Matteo Gorelli

Uccise un carabiniere e in carcere si è laureato col massimo dei voti

Gorelli

Gorelli

Cerreto Guidi, 8 marzo 2017 - Maglione azzurro e camicia bianca. Nella foto di gruppo scattata a Milano, c’è uno studente fresco di laurea in scienze dell’educazione. Intorno a lui gli amici e i parenti. La mamma Irene e la sorella Chiara, fra tutti. Quel giovane, oggi 25enne, è Matteo Gorelli, colui che nel 2011, nel giorno di Pasquetta, prese a bastonate due carabinieri, ‘colpevoli’ di aver fermato la sua auto per un controllo. L’omicidio avvenne vicino a Sorano, in Maremma. Gorelli e alcuni amici si stavano recando a un rave party. L’appuntato Antonio Santarelli morì un anno dopo per le lesioni riportate, il carabiniere scelto Domenico Marino perse un occhio. Matteo Gorelli è stato condannato a vent’anni di reclusione, riconosciuto colpevole dell’omicidio di un militare e del ferimento dell’altro. Oggi si trova nel carcere di Bollate nel Milanese, in regime di articolo 21, il che significa che è autorizzato a studio e lavoro esterno.Fuori dalla cella e dalla struttura.

Così ha conseguito la laurea, «un primo passo per ripagare la fiducia che i giudici gli hanno accordato», commenta il suo avvocato difensore, Luca Tafi. «Gli hanno concesso una seconda possibilità – continua Tafi – e lui sta dimostrando che non vuole sprecarla. Se riuscirà a ripagare la fiducia che gli è stata concessa anche dalle famiglie delle vittime, avremo salvato qualcosa di una vicenda drammatica». Difficile parlare di gioia, «sono d’accordo – prosegue l’avvocato difensore – ma ci si può compiacere di un giovane che sta ritrovando una strada». Matteo Gorelli vuole diventare educatore. Lo racconta la mamma Irene Sisi, in trasferta a Milano per la discussione della tesi di laurea triennale del figlio, alla quale a fine mese seguirà la proclamazione: una cerimonia che dovrebbe significare per il cerretese un 110 con tanto di lode.

«Dopo aver tagliato questo traguardo – spiega la donna – Matteo ha intenzione di proseguire gli studi, prendendo la specialistica in pedagogia. Il suo obiettivo è diventare un educatore». Una scelta che può sembrare quasi una ‘bestemmia’ tornando con la mente al bastone bagnato dal sangue dei carabinieri feriti, uno dei quali spentosi a distanza di un anno. «Matteo – continua Irene Sisi – Aveva promesso di fare un percorso su di sé, di lavorare e lo sta facendo. Credo che il suo percorso di studi e la serietà con cui lo ha intrapreso siano la miglior risposta. Sono felice che stia mantenendo fede all’impegno preso». Una sfida accettata per ricostruire, in un’ottica di «pena che punisce, ma anche rieduca» come sottolinea l’avvocato Tafi. «La persona – ricorda ancora la madre di Gorelli – non è mai soltanto il reato che compie». E lei lo afferma con forza quotidianamente con l’attività dell’associazione ‘AmiCainoabele’, nata per diffondere la cultura della riconciliazione. Al suo fianco Claudia Francardi, la vedova dell’appuntato Santarelli. Anche lei, a fine mese, sarà alla festa di laurea del 25enne cerretese. «Questa laurea – sottolinea Irene Sisi – è un impegno che Matteo aveva preso anche nei confronti di Claudia».