L’immigrazione in Italia. Gli emigranti vittime del mare

Nel 2023 gli arrivi sulle coste sono stati 157.652. Fenomeno strutturale trattato come un’emergenza. CLASSE 1^ F SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO VANGHETTI DI EMPOLI.

L’immigrazione in Italia. Gli emigranti vittime del mare

L’immigrazione in Italia. Gli emigranti vittime del mare

Nonostante nel corso dell’anno appena terminato si sia tornati a parlare molto di migranti, i numeri del 2023 sembrano raccontare una situazione che non può definirsi emergenziale, seppur debba essere adeguatamente gestita. È questa l’interpretazione chiara che arriva dai dati sugli arrivi via mare al 31 dicembre scorso: 157.652 persone arrivate sulle coste italiane. Un fenomeno strutturale trattato come un’emergenza. Le migrazioni esistono fin da quando esiste l’umanità, ma le condizioni socio-economiche, geopolitiche e climatiche degli ultimi decenni sono state le cause principali dello spostamento di milioni di persone verso l’Europa.

I movimenti migratori per fuggire ai conflitti, alle violenze, alle persecuzioni e alla desertificazione o alla fame, comprendono soprattutto il continente africano e asiatico. Sicuramente c’è da dire che in Europa la migrazione regolare è molto più grande rispetto a quella irregolare. Se consideriamo come riferimento il 2021, sono arrivate in maniera irregolare in Ue 123.314 persone. Sono invece arrivate regolarmente 2 milioni 260mila persone. Quindi, a parte anni particolari come il 2015, dove i flussi di immigrazione irregolare subirono un boom gigantesco, in termini assoluti è un fenomeno contenuto rispetto ai flussi regolari.

Ma da dove partono queste persone e quali sono le loro mète? La rotta migratoria che più interessa l’Italia si chiama rotta del Mediterraneo centrale e, a periodi alterni, ma soprattutto negli ultimi tre anni, è la rotta più frequentata dai migranti che arrivano in Europa. Le principali regioni di partenza sono l’Africa settentrionale e subsahariana, i principali Paesi di imbarco verso l’Europa sono la Libia e la Tunisia e i luoghi di arrivo sono l’isola di Malta e l’Italia, in particolare Lampedusa, con tutti i problemi dal punto di vista umanitario e securitario che questo comporta.

Le altre due rotte più frequentate sono anzitutto la rotta del Mediterraneo occidentale, che interessa soprattutto la Spagna ed è percorsa da migranti che provengono principalmente da Algeria e Marocco, ma anche dall’Africa subsahariana. Inoltre esiste la rotta del Mediterraneo orientale, che ha come prime destinazioni europee la Grecia, l’isola di Cipro e la Bulgaria e ha come principale Paese d’origine la Siria e più in generale il Medio Oriente. Accanto a questi tre canali preferenziali, che hanno già di per sé varie connessioni tra loro, abbiamo delle ulteriori rotte che creano un vero e proprio intreccio tra i vari percorsi. Anzitutto c’è la rotta dell’Africa occidentale, che si lega a quella del Mediterraneo occidentale e lungo la quale transitano persone dirette in primis verso le isole Canarie. Infine c’è la rotta dell’Africa orientale, legata sia alla rotta del Mediterraneo centrale che orientale, con partenze da Corno d’Africa e Medio Oriente e porti d’imbarco in Egitto e Libia.

Detto questo, possiamo sfatare alcuni miti riguardanti le migrazioni delle persone che arrivano da Africa e Medio-Oriente. Dobbiamo iniziare a domandarci e capire quali siano le ragioni che portano una persona a lasciare il proprio paese. Una di queste cause è il cambiamento climatico, più di 3 miliardi di persone nel mondo vive in aree e in contesti ambientali fortemente vulnerabili. Poi subentrano altri fattori come conflitti, violenze, persecuzioni, fame. Queste cause però, non risiedono tanto nella conseguenza, quanto nella causa, ossia nell’inattività dei Paesi ricchi che risultano essere attivamente responsabili.