Malata si aggrava e l'azienda la licenzia dopo il trapianto salvavita

Esplode il caso della donna malata di sclerosi cacciata per troppe cure

Ospedale(foto di archivio)

Ospedale(foto di archivio)

Empoli, 5 giugno 2019 - SI È VISTA arrivare la lettera di licenziamento mentre era ancora in convalescenza dopo per aver subìto un trapianto. Poche righe in cui le veniva comunicato che a causa del superamento del limite di sei mesi di malattia, previsti dal contratto, aveva perso il posto di lavoro. Lei, 40enne empolese, lavorava in un  supermercato della zona, assunta come categoria protetta perché affetta da sclerosi multipla. A portare alla luce la vicenda è la Filcams Cgil dell’Empolese Valdelsa, a cui la donna si è rivolta dopo aver ricevuto il benservito. «Questo caso è inaccettabile e grave – tuona il sindacalista Massimiliano Fabozzi di Filcams Cgil –. C’è un pericoloso imbarbarimento della società: sempre più spesso le lavoratrici e i lavoratori sono utilizzati come merce, e non si guarda più in faccia a nessuno, nemmeno alle persone più deboli e svantaggiate».

L’empolese lavorava in un punto vendita dal 2013. In seguito all’aggravarsi della malattia, nell’ultimo anno ha dovuto assentarsi da lavoro per molti giorni. «La signora – spiega Fabozzi – ha sempre parlato con l’azienda, spiegando di non potersi recare al lavoro perché doveva sottoporsi alle terapie salvavita dopo il trapianto che aveva subìto lo scorso gennaio. Dall’azienda le facevano compilare dei moduli rassicurandola che era tutto a posto e che poteva continuare a curarsi. A fine giugno, però, si è vista arrivare la lettera di licenziamento. Purtroppo – prosegue il sindacalista – la signora si è fidata dell’azienda che nei suoi confronti ha avuto un comportamento inqualificabile. Un’azienda seria avrebbe messo a conoscenza la sua dipendente del fatto che, al termine dei 180 giorni di malattia, poteva chiedere altri dodici mesi di aspettativa non retribuita. I malati oncologici possono inoltre chiedere una proroga. Ad ogni modo – insiste Fabozzi – avrebbero potuto consigliarle di rivolgersi a un patronato».

La Filcams Cgil territoriale annuncia di voler portare il caso a livello nazionale. Questa mattina, alle 12, è stata convocata una conferenza stampa con la presenza della lavoratrice alla Camera del lavoro di Empoli, in via San Mamante. «La nostra mobilitazione – sottolinea Fabozzi – andrà avanti finché la donna non sarà riassunta. Nella battaglia per la tutela e la difesa dei diritti della lavoratrice da noi rappresentata intendo coinvolgere anche i parlamentari del territorio perché il caso sia oggetto di un’interrogazione parlamentare».

La società del supermercato dove la donna lavorava conta circa 1700/1800 dipendenti, il punto vendita dove lavorava la donna ne ha una trentina, tra diretti e indiretti. L’intero gruppo – il più grande discount italiano – comprende oltre 1100 punti vendita in Italia e Slovenia. Nel 2013 ha festeggiato i 20 anni di attività.