
di Bruno Berti
Adesso il guanto di sfida a Unicoop è lanciato: tra non molto Conad aprirà il suo negozio a due passi dal centro, in quello che fu il cinema Cristallo, che ha accompagnato i sogni di celluloide di tanti ragazzi e famiglie che nella sala di via da Battifolle hanno potuto vedere di tutto, dalle pellicole più divertenti, all’insegna della comicità, fino a quelle impegnate. Adesso in quegli spazi sarà ospitato un altro genere di visione, quella, decisamente più concreta, dei generi alimentari e di quanto vi è collegato, senza dimenticare i casalinghi. Basta passare davanti all’entrata del vecchio cinema, che non è stata particolarmente rivoluzionata, per vedere che i lavori procedono spediti e che l’apertura è vicina. Quello che Conad sta ultimando non sarà un peso massimo della grande distribuzione, ma un punto vendita importante, di medie dimensioni lo si potrebbe definire. D’altra parte, visto lo spazio disponibile, non era possibile dar vita a strutture più ampie.
La sfida a cui abbiamo accennato è appunto quella con la regina della grande distribuzione locale: Unicoop Firenze, che a Empoli ha visto nascere una, e non la minore, delle cooperative che una cinquantina d’anni fa, unendosi, hanno creato la più grande cooperativa di consumo della Toscana. Parliamo di un gigante da 2,37 miliardi di vendite lorde nel 2019 e oltre un milione di soci, una fetta non indifferente dei quali è concentrata nell’Empolese Valdelsa, con Empoli che ha dato all’azienda con sede a Firenze il presidente della storica crescita, Turiddo Campaini (sia pure nato a Montelupo), e colei che gli è succeduta sulla poltrona più alta, Daniela Mori.
C’è anche da ricordare che Conad non è uno sconosciuto per quella che per ogni empolese, al di là dell’opzione politica personale, è la coop per definizione. Infatti l’impresa, che riunisce i dettaglianti, cioè i commercianti,lo fa attraverso una cooperativa che aderisce, come Unicoop, alla Lega delle coop. Si può quindi dire che le due imprese sono cugine, anche se negli affari simili rapporti di parentela non sono poi così significativi. Tanto più che a livello nazionale Conad, dopo aver inglobato una bella fetta dei negozi italiani della catena francese Auchan, che non avevano risultati brillanti, si è trovata proiettata al vertice della classifica dei marchi della grande distribuzione in Italia.
In questo quadro c’è un elemento importante da considerare. Secondo quanto affermano a Unicoop, i consumi non crescono, perché le epidemie non fanno certo bene agli affari, a parte quelli dei titani della rete. D’altra parte con portafogli sempre meno gonfi a colpi di cassa integrazione di vario tipo, quando va bene, e di contratti che saltano come birilli facendo perdere il lavoro, non è possibile pensare a una frenesia di massa nei consumi. E’ già tanto se il dato delle vendite non scende, o cala di poco.
Però Conad apre, certo in base a previsioni di investimento fatte in altri tempi, così come aprono nuovi negozi le catene del consumo ‘popolare’, come Eurospin. Quindi, cos’è che spinge a non rimandare o bloccare gli investimenti? La sindrome dell’occupazione del territorio. Per cui, come direbbero gli strateghi militari, servono gli scarponi, in questo caso i negozi, sul terreno. Perché uno spazio occupato da un concorrente è uno spazio perso. Certo, bisogna vedere di che ambito di riferimento si parla. Da noi, storicamente, la presenza di Unicoop è sostanziata con una strategia che lascia ben poco spazio ai concorrenti. D’altronde il privilegio di chi è arrivato prima e ha saputo crescere negli anni (decenni), difendendo con le unghie e con i denti i risultati raggiunti, qualcosa conta. E questo qualcosa è fatto anche di attente politiche di mercato e sociali che hanno reso difficile in provincia di Firenze anche la marcia del concorrente nazionale del sistema della cooperazione di consumo: il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti. E poi non si deve dimenticare che la massa dei soci, il milione e passa a cui facevamo riferimento, un ruolo ce l’ha. Ed è proprio quello di spingere le vendite, considerando anche che la fedeltà dei soci al loro marchio negli acquisti è un’arma molto potente per l’impresa cooperativa.
E allora, se non si può essere competitivi con i pesi massimi, si deve ripiegare su livelli più bassi, come il centro commerciale Conad di Pieve a Ripoli nel comune di Cerreto Guidi per le taglie grandi, o, rimanendo sempre in casa Conad, con la nuova media superficie di Empoli. Nel quadro va considerato anche l’impegno dei discount, che hanno perso un po’ della loro caratteristica iniziale di punti vendita di merce a buon mercato.
"Aumentano – dice l’ufficio stampa di Unicoop – i concorrenti per una torta che resta sostanzialmente la stessa". Perciò, le fette che toccano a ognuno saranno più piccole. E le notizie che arrivano dal fronte sanitario non sono di quelle destinate a invogliare al consumo. Nel settore resta comunque il primato di Unicoop Firenze, con il centro commerciale di Empoli che è pur sempre un gioiellino.