
Giacomo Di Furia è il chairman di Livith Spa che ha ricevuto la certificazione per la parità di genere
"Siamo ovviamente soddisfatti per aver ottenuto questo riconoscimento, peraltro in tempi brevi. In un mondo ideale però, questa certificazione non dovrebbe esistere perché la presenza di lavoratrici nelle aziende non dovrebbe fare notizia. Abbiamo sempre e solo scelto i migliori candidati senza fare distinzioni di alcun tipo, dal genere alla religione. E le migliori, spesso, si sono rivelate le donne". Giacomo Di Furia, chairman di Livith Spa, ha così commentato l’ottenimento della certificazione per la parità di genere. Si tratta di un’attestazione che viene rilasciata secondo lo standard Uni/PdR 125:2022, ha l’obiettivo di ridurre le disparità tra uomini e donne nel mondo del lavoro. E l’impresa con sede a Montagnana è diventata la prima azienda della Toscana ad ottenerla tra quelle attive nel settore dei sistemi anticaduta per lavori in quota e in ambiente ad essere certificata per la parità di genere. Un riconoscimento valido sul piano etico, ma che numericamente parlando non sembra peraltro tra le priorità delle aziende: Cna Toscana Centro, in un convegno sull’imprenditoria femminile tenutosi a Prato pochi mesi fa, aveva segnalato le poche certificazioni rilasciate in quanto non sarebbero molte le imprese interessate ad avviare il percorso di certificazione.
"La nostra azienda è una delle 5mila a livello nazionale che hanno ottenuto la certificazione, su un totale di cinque milioni. Numeri che penso siano eloquenti – ha aggiunto Di Furia –: preferiamo però concentrarci sulla nostra situazione". Livith era già salita alla ribalta nazionale nel 2019, quando l’azienda decise di assumere con contratto a tempo indeterminato una stagista che da lì a pochi mesi avrebbe partorito e che temeva di perdere il lavoro. "Per noi fu una decisione naturale: ero quasi imbarazzato da tutta quell’attenzione, perché sembrava quasi che cavalcassimo quello che per me dovrebbe essere normale – ha aggiunto – anche oggi abbiamo otto lavoratrici che stanno portando avanti una gravidanza e ognuna di loro sa di poter contare sull’azienda. Al tempo stesso, incentiviamo anche i lavoratori a prendere il congedo di paternità che per legge spetta loro. Lasciamo ampia libertà ai collaboratori sia per le ferie che per gli orari di lavoro: un collaboratore soddisfatto, responsabilizzato e valorizzato fa crescere ulteriormente l’azienda".
In un’azienda che conta circa 70 addetti (che salgono ad un centinaio considerando le altre società del network) la componente femminile rappresenta il 43% del totale dei collaboratori e quasi il 30% di loro ricopre posizioni di vertice e responsabilità (nel settore metalmeccanico le donne dirigenti nel 2023 erano il 16,3%). Il team direttivo dell’azienda è equamente composto da uomini e donne (50 - 50) mentre la presenza femminile nello staff tecnico-ingegneristico impegnato nelle aree di ricerca e sviluppo, test e ufficio tecnico è pari al 55% degli ingegneri. E per un’impresa che si occupa di sicurezza, anche la sicurezza sul lavoro è fondamentale. "Le morti sul lavoro? Sono diminuite solo durante il Covid, a causa delle chiusure. Penso che sia in primis una questione culturale, serve un’educazione alla sicurezza: in inglese ci sono almeno quattro parole per indicare i vari tipi di sicurezza sul lavoro, in italiano una sola – ha concluso –. Nel nostro piccolo, continueremo a fare del nostro meglio per promuovere il tema. Obiettivi per il futuro? Non mollare la presa e continuare a crescere, con un occhio al benessere dei nostri collaboratori. E delle nostre collaboratrici".
Giovanni Fiorentino