
Marco Cordone è figlio di Antonio, prima delle tre vittime (le altre due carabinieri) uccise a colpi di pistola tra l’89 e il ’90 da Sergio Cosimini
Empoli, 3 febbraio 2016 - «IL TRASFERIMENTO di Cosimini alla Rems di Volterra è una vergogna che grida vendetta. Dietro c’è una regia. E’ il primo passo verso la liberazione completa di un pluriomicida. Magari tra un po’ lo ritroveremo al bar sport di Gambassi...». Porta avanti la sua battaglia contro il superamento-chiusura degli opg con determinazione da tanti anni. Da quando suo padre fu brutalmente assassinato il giorno di Santo Stefano dell’89 a Firenze per mano di quello che si sarebbe rivelato, in seguito, un killer seriale.
Oggi più che mai Marco Cordone esprime tutta la sua indignazione per la decisione della Regione di trasferire il carnefice del padre Antonio nella Rems di Volterra. Da lunedì scorso niente più opg per Sergio Cosimini che nella struttura di viale Umberto a Montelupo è stato recluso per oltre vent’anni. «In quanto figlio di una vittima della criminalità, grido tutto il mio sconcerto. E’ inammissibile – tuona il fondatore del comitato Dalla parte di Abele e capogruppo Lega Nord all’Unione dei Comuni Empolese Valdelsa – che una persona riconosciuta totalemente inferma di mente e considerato soggetto ad alta pericolosità sociale, trascorra i suoi giorni all’interno di un istituto che non possiede vigilanza interna, ma solo perimetrale e peraltro affidata ai vigili giurati». Con quale criterio vengono indirizzati certi soggetti alle Rems? Cordone è un fiume in piena: «Stiamo parlando di un serial killer, delle cui eventuali azioni criminali future dovranno rispondere coloro che hanno preso questa decisione. La politica, e lo dico da politico, ha delle colpe, perchè ha lasciato la gestione di questi temi a psichiatri e magistrati». Che hanno deciso di trasferire Cosimini dal reparto di traumatologia dell’ospedale San Giuseppe di Empoli (dov’era finito lo scorso 6 gennaio per atti di autolesionismo) direttamente a Volterra. «Ricordiamoci che già nel ’98 l’internato fu autore di un tentativo di fuga durante una gita al giardino di Boboli». La fuga si concluse con l’arresto di Cosimini, riportato a Montelupo dove era stato recluso nel 1990.
«NOI familiari delle vittime della criminalità dopo tanto dolore chiediamo giustizia. Passi il parlare dei diritti dei detenuti, ma qui si gioca sulla pelle dei cittadini». Tutto incostituzionale fin dall’inizio: questa la replica di Cordone a Franco Corleone, garante regionale dei diritti dei detenuti: «Gli opg incostituzionali? In realtà l’intero sistema lo è. Nel 2008, la gestione degli ex manicomi criminali fu affidata alle Regioni senza riformare però il codice penale. Ma le Regioni hanno competenze sanitarie, e non in materia penale».