Jaiss sotto accusa: si vede spacciare nei video

I retroscena dell’inchiesta sul decesso della ragazza in discoteca. Almeno tre pusher erano ’al lavoro’ nella notte fra sabato e domenica

Erika Lucchesi in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Erika Lucchesi in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Empoli, 24 ottobre 2019 - A mettere nei guai i gestori della discoteca dove ha perso la vita Erika Lucchesi, anche le immagini della videosorveglianza interna. Dai frame, vagliati a lungo dai carabinieri, emergerebbero situazioni di spaccio ‘ordinario’ nel locale. Un quadro supportato anche da quanto accaduto proprio nelle ore precedenti la tragedia, con i militari della Compagnia empolese impegnati in un blitz che ha portato all’arresto di due spacciatori: avevano una quarantina di dosi di metanfetamina, oltre a denaro in contanti. Dunque, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbero stati almeno tre i venditori di sballo in azione quella notte intitolata al gran ritorno del Jaiss, storica insegna degli anni Novanta. I due e il tunisino che avrebbe venduto all’amico della 19enne le pasticche forse risultatele fatali. Il pusher Emir Achour, 27 anni, e il cliente, Matteo Nerbi, livornese ventenne, sono stati iscritti nel registro degli indagati dal pm Fabio Di Vizio per morte in conseguenza di altro reato e spaccio. Con loro, Antonietta Abruzzese, legale rappresentante della società Sovigliana Cooperativa, gestore della discoteca, indagata in base all’articolo 40 del codice penale per il quale «non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo». Il riferimento è al presunto episodio di spaccio che poi avrebbe portato alla morte della studentessa. Intanto le indagini vanno avanti. Oggi saranno acquisiti i filmati delle telecamere di videosorveglianza della stazione ferroviaria di Empoli, così da ricostruire i movimenti della comitiva di Erika, arrivata in treno da Livorno, ma anche l’eventuale passaggio del presunto pusher ricercato, ma soprattutto sarà eseguita l’autopsia. Ieri la procura ha nominato i consulenti incaricati di eseguire esami post mortem, tossicologici, istologici e altri accertamenti utili a chiarire i perché di una morte avvenuta in una serata di festa. Da accertare «se in stretta prossimità e al momento del decesso Erika Lucchesi si trovasse sotto l’effetto di una specifica sostanza psicotropa e se vi siano evidenze di pregresse assunzioni da parte della medesima di tali tipologie di sostanza». E, oltre «“all’adeguatezza e all’idoneità dell’assistenza sanitaria», «se sui reperti in sequestro vi sia traccia di sostanza stupefacente e con riferimento alla sostanza sequestrata quale ne sia tipo, qualità e quantità del principio attivo, presenza di eventuale sostanza da taglio o di sostanze comunque tossiche». In mano agli investigatori ci sarebbe pure il residuo di una pasticca trovata nella felpa che, a quanto pare, Erika indossava la sera prima di morire. Gli abiti saranno analizzati, come del resto lo smartphone della diciannovenne, rimasto nelle tasche di un amico della giovane e consegnato ai carabinieri in un secondo momento. Tutte circostanze sulle quali fare luce. r.e. © RIPRODUZIONE RISERVATA